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mercoledì 27 maggio 2009

Intervista alla PFM ( Franz Di Cioccio, Franco Mussida, Patrick Djivas)

da "Il quotidiano della Basilicata "

E' la band italiana più conosciuta nel mondo
A tu per tu con la Pfm
Franz, Franco e Patrick
orgogliosamente indipendenti

di Francesco Altavista

Padula – La Premiata Forneria Marconi o più semplicemente la PFM.. La band italiana più conosciuta nel mondo si è presentata sabato scorso nella suggestiva Certosa di Padula a pochi chilometri dal confine lucano . Dopo il sound cheek , Franz Di Cioccio ( Frontman e Batterista ) , Franco Mussida ( chitarra e voce) e Patrick Djivas ( Basso elettrico), la storica formazione della band ,si presta ad un ‘intervista esclusiva con “ Il quotidiano della Basilicata “.
Maestro Di Cioccio ,la PFM è stata definita una band alternative rock . Cosa significava nei primi anni della vostra carriera e cosa invece significa oggi ?
“ E’ semplice , c’era prima un modo di concepire la musica statico , c’era canzonissima; c’era un sistema che doveva rappresentare l’espressione dell’intero Paese. La musica alternativa si proponeva di dare una scossa, un punto di vista nuovo, finendo come spesso succede nel mondo, a diventare una corrente. Da qui nasce il rock progressivo , un tipo di rock evoluto rispetto al Country Rock o all’ Hard rock degli anni settanta . Era un confluire di una serie di stilemi che sono la musica classica, il jazz , il rock e la musica popolare. Questa era una valida alternativa al discorso della musica di allora. Poi naturalmente tutto ciò che è alternativo viene assorbito dall’opinione pubblica e alternativo oggi è guardare a linguaggi diversi , che possono essere tanti non solo musicali, superare i confini nel confluire di diverse correnti.
Maestro Mussida , negli ultimi tempi la scena musicale è accesa dal dibattito sulla musica indipendente, cioè musica non legata alle major. Come si pone la PFM in questo dibattito ? Qualcuno mette in dubbio la stessa definizione di indipendente .
“La musica indipendente è sempre esistita , perché la musica dipende sempre dagli individui che la fanno, questo è il massimo dell’indipendenza, è proprio la capacità di creare musica . Il problema è nella distribuzione della musica ma è altra cosa. Uno l’indipendenza, se la cerca , se la crea , è semplicemente un modo di essere. L’indipendenza è nella distribuzione se la mettiamo nel discorso major . Internet ha dato una grandissima opportunità a quei ragazzi che non avevano le possibilità di arrivare alle major. Internet è la possibilità di conoscersi e incontrarsi , è una cosa che non la ferma più nessuno. Però per me la musica indipendente non riguarda le major , per me è musica libera , è musica che cerca di andare fuori dagli stili .
Maestro Djivas ,come si spiega il grande successo mondiale della PFM , nei più adulti ma anche tra i giovanissimi ?
“ Probabilmente si spiega nella stessa misura in cui si spiega la PFM. Credo che sia più difficile per un gruppo suonare e non divertirsi che per il pubblico andare ad un concerto è non interessarsi, per il gruppo è peggio. La cosa che nella PFM funziona sempre e che noi ci divertiamo perché abbiamo della musica una visione ampia , non ci poniamo molti limiti . Io direi di rovesciare la definizione di alternativo, gli alternativi sono quelli che fanno Pop commerciale , noi facciamo musica loro non so. Ma non noi come PFM ma come musicisti che fanno musica a 360 gradi cercando di scavarci dentro e tirare tutto quello che c’è. Ai nostri concerti vengono anche i giovanissimi perché , soprattutto per quanto riguarda il discorso De Andrè , quel tour fa parte della cultura non solo musicale italiana , allora i giovani vogliono partecipare come fanno per le altre cose che riguardano la cultura .
A proposito di questo ,maestro Di Cioccio, ci può spiegare la collaborazione con De Andrè, e cosa questo grande cantautore ha dato alla PFM e viceversa?
La collaborazione nasce da lontano , dopo un album bello “La buona Novella”. Noi a quel tempo suonavamo di sera e di notte, di giorno si lavorava , io a scuola , Franco a fare il postino e Patrick dormiva sotto i ponti a Parigi, era uno dei modi per essere alternativi. Nel 1978 dopo un concerto a Nuoro , in Sardegna, lui venne a vedere curioso al concerto perché nel frattempo avevamo cambiato nome da Quelli in PFM, avuto un grande successo ovunque , dischi d’oro in Giappone e si diceva molto sul nostro conto. Ci incontrammo come vecchi amici. Lui aveva delle belle idee anche se aveva deciso di abbandonare il mondo della musica. Noi abbiamo dato a Fabrizio un lavoro preciso sui pezzi che lo ha influenzato per sempre e la voglia di fare questo mestiere. Perché vedi il tour era per la prima volta l’incontrarsi di un cantautore , che nel pensare doveva essere solo con una chitarra ed essere triste , con un band che doveva fare casini con assoli lunghissimi . Due mondi che si volevano distanti. Noi abbiamo dato a lui quindi la consapevolezza della musica e lui a noi la consapevolezza di dover raccontare le nostre storie e pezzi che dovevano dire quello che eravamo.
Maestro Mussida Una battuta sul lavoro teatrale Dracula opera Rock .
?
“Ma perché sempre a me queste domande ? io dovrei e vorrei parlare di altre cose, è una logica strana sempre a me le domande più complicate . Preferisco non rispondere”
Maestro Djivas ?
Avrai capito che il nostro interesse per Dracula non è una cosa speciale. E’ un’esperienza che abbiamo fatto , della musica siamo contenti però non ci ha lasciato un grosso ricordo e diciamo che spesso ci dimentichiamo di averlo fatto .
Maestro Di Cioccio?
Lo spettacolo era veramente terribile , la musica la sosteniamo . Ma lo spettacolo nell’insieme è meglio dimenticare. Doveva essere un’opera rock e invece non è né rock né opera . E’ sbagliato tutto , regia , costumi, tempi ,copione , salviamo solo la musica e ci prendiamo le nostre responsabilità .
Maestro Mussida, Quanto è importante lo studio e la creatività nella musica ?
Ci sono periodi per ogni cosa nella vita. Lo studio ossessivo per far diventare lo strumento prolungamento di se è una cosa che non finisce mai . Attraverso lo strumento si deve cercare di avere la possibilità di tirare fuori quello che si ha dentro , all’inizio è necessaria non solo la passione ma molta tecnica .. Diciamo che più ci si allena , come in palestra, con il proprio strumento musicale più si solleva la creatività.
Chiedo a tutti una battuta finale flash. La musica tra le altre cose come detto è creazione studio, passione e amore ; filosoficamente questo potrebbe essere incanalato nel pensiero della Bellezza. Cose la Bellezza ?
Di Ciccio :“La Bellezza è nel fondo degli occhi di chi ami o in quello che ami .
Mussida:La Bellezza è una condizione del mistero , è una particolare struttura della misura ; quando il senso della misura diventa così affascinate da prenderti anche dal punto di vista fisico lì esiste la Bellezza. La Bellezza umana è inqualificabile è l’espressione che comprende anima , spirito e corpo.
Djivas:Secondo me è il basso insieme alla cassa. Quindi dietro la metafora , è quando c’è comunione e comunicazione . Quando si comunica pur facendo cose diverse, fatte insieme , questo è Bellezza ed è qualcosa di fantastico quando succede questa sinergia.






giovedì 14 maggio 2009

Intervista a Samuele Bersani


Musica : Intervista a Samuele Bersani

(Dal Il quotidiano della Basilicata Domenica 16 settembre 2007 )

di Francesco Altavista




Brienza – Per la festa del SS Crocifisso a Brienza, sono state organizzate diverse iniziative sia religiose che civili. Il tutto culminerà questa sera con il concerto del cantautore , Samuele Bersani. Prima del concerto il cantautore di cattolica svela a “ Il quotidiano della Basilicata” alcune sfumature della sua ultima fatica musicale “ Aldiquà” e sulla sua vita artistica in generale.
Dopo i primi album che le hanno dato popolarità soprattutto tra gli adolescenti , ha voluto fare una piccola svolta artistica , con il nuovo album “ Aldiquà” , parlando di temi molto forti come pacifismo e precariato. L’album rappresenta una svolta reale ?
In realtà non mi occupo nell’album solo di temi sociali. Io ho cominciato a 21 anni, era ovvio parlare di temi della mia età, raccontare storie che fin lì avevo vissuto. Il fenomeno materiale successivo è stato condizionato dalla volontà dei miei discografici, sfruttando questa posizione , mandandomi in televisione mi hanno indirizzato a quel pubblico lì. Oggi le dico la verità , quel pubblico è cresciuto insieme a me , davanti non ho più ragazzini, ma gente che ha circa la mia età , quaranta anni. E poi sorprendentemente ho un pubblico molto eterogeneo, dai figli dei vecchi fun a gente di 60-70 anni. Il nuovo album non è una vera svolta, ho sempre avuto nei miei pezzi temi sociali , sin dall’inizio come “il Mostro” e “Chicco spillo”(la cronaca di un fatto reale), poi ho scritto anche canzoni anche più leggere.” Aldiquà” è frutto di un periodo passato nella mia città natale Cattolica , che mi ha fatto molto bene , racconto la realtà ma anche un flusso di pensiero visto da miei punti di vista più intimi .
Nella canzone “ Occhiali Rotti” , fa un omaggio al giornalista Enzo Baldoni , ma compare anche una figura particolare , usata anche da Dante Alighieri nell’inferno , la metafora di Ulisse come simbolo del voler sapere .Oltre al pacifismo ha voluto esprimere anche voglia di conoscenza a discapito della vita ?
Sicuramente il pacifismo è un tema centrale , perché io sono un pacifista convinto, a partire dal fatto che non ho mai fatto a botte nella mia vita. Sono contro la guerra, per il non intervento , se non in casi straordinari con l’ONU. La canzone come ha detto è un omaggio a Enzo Baldoni , racconta quindi la storia di un reporter che purtroppo a perso la vita , per voler raccontare senza troppi filtri la realtà che vedeva in IRAQ. Ma il pezzo richiama ad una speranza diversa dalla conoscenza in sé . Il corpo di Baldoni non è sostato trovato . Io ho immaginato i suoi occhiali rotti ,persi sotto la sabbia , magari un giorno un giovane iracheno li trova e li mette sul naso , vedendo meglio la sua realtà, con una visione diversa . E’ un modo per ridare un futuro a quelli che vivono in quella terra.
La canzone più famosa dell’album è sicuramente “ Lo scrutatore non Votante”, scritta nel periodo delle elezioni, ma scritta oggi, potrebbe rappresentare un male della pratica del governo , raccontare la passività della gente rispetto ai politici ?
Il rischio di oggi è che se dovessi scrivere una canzone come questa , potrei intitolarla “ Il Cantautore non votante”. Io ho da sempre preso parte all’impegno di cittadino , ho usato i miei diritti e mi sono sempre sbalordito di fronte all’idea che qualcuno possa non andare a votare , per lasciare la situazione come sta .Da quando ho scritto la canzone ad oggi è cambiata molto la situazione, ho visto con i miei occhi alcune difficoltà della politica, oggi si parla di “ Antipolitica” , si legge su tutti i giornali, per opera di Beppe Grillo. Io però non credo che si possa fare a meno della politica, perché in realtà la politica sarebbe anche sana, significa preoccuparsi delle cose di tutti . Oggi però vediamo che i politici si limitano a d avere più potere e difficilmente vuole abbandonarlo. “ Lo scrutatore non votante” è una canzone particolare che parla dell’incoerenza, di una contraddizione forte di un mio amico incontrato a Cattolica , che ha fatto lo scrutatore ma non vota da dieci anni.
Nel suo album si parla anche di precariato( Canzone è Precariato sicuro), un precariato che coinvolge anche la vita personale del soggetto, ma perché parlare di precariato nell’ambiente della scuola?
Sono fiero di aver scritto questa canzone , forse è la canzone più bella che ho scritto da quando ho cominciato a fare questo mestiere, perché è una storia che si può anche solo leggere senza musica, quest’ultima a sua volta è ascoltabile a parte dalle parole. A me piaceva raccontare una storia dal punto di vista di un supplente precario, che ha una scadenza nel lavoro , ma anche nella vita privata non ha certezze, il precariato crea questo. E’ la fotografia di una generazione, che si trova un po’ a cavallo di tante cose , di una rivoluzione sociale . Io ho fatto sempre l’alunno , ma è passato quel tempo , ho voluto raccontare il punto di vista di chi insegna ed è burlato ed imitato dagli alunni. La canzone è nata prima dell’orrore della moda lanciata da You tube, dei video dei bulli. Ma , forse è brutto dirlo, anche se i bulli della canzone sono più educati, bisogna raccontare anche questo, con le canzoni cerco di dare una visone” cinematografica” generale ma anche di dettagli .
Lei è partito come un cantautore promettente oggi è una conferma che fa continuare a sognare tanta gente, per molti però la classe di cantautori è in crisi, lei è d’accordo ? la musica è in crisi?
Io credo che sia cominciato il tempo in cui se canti una canzone legata alla realtà , sei un cantautore impegnato,cioè in questi giorni suona quasi come un appesantimento, che porta altre problematiche alle già tante avvertite dalla gente. Io mi sento orgoglioso di fare il cantautore , io lo sognavo da bambino e non credo ci sia una crisi di questa classe. Basta aprire My Space sul web, e si vede che in Italia tutti vogliono fare i cantautori, il problema è che questi nuovi autori , finiscono per non comprare più dischi. Se Io sono stato un anno a comporre , ad inventare , a realizzare delle storie che forse nessuno aveva raccontato, e dopo un giorno dall’uscita del disco , c’è qualcuno che ha il mio lavoro gratuitamente, esiste un problema . Non è più vero che i dischi costano tanto, prima era così , erano pazzi a far costare un cd 23 euro, ma oggi è possibile scaricare canzoni con il sistema download a 0.99 centesimi a pezzo. Ma purtroppo l’Italia è il paese dei furbi, meglio avere gratis qualcosa che pagarla se pur poco. Io non faccio il cantautore per soldi, ho da sempre voluto raccogliere quello che seminavo, e raccolgo molto, c’è sempre tanta gente ai concerti anche se ho voluto fare una strada alternativa alla televisione, ma fare un disco costa molto e molti si danno purtroppo alle suonerie.

martedì 12 maggio 2009

Intervista a Maurizio Casagrande



Intervista esclusiva a Maurizio Casagrande






Il Teatro secondo Maurizio Casagrande Casagrande e il teatro a ritmo di batteria

di Francesco Altavista

Un nuovo progetto teatrale per Maurizio Casagrande, " io speriamo che me la cavo" è uno spettacolo innovativo e particolare, l'attore partenopeo si è cimentato , abbandonando la storica amicizia professionale con Vincenzo Salemme, in un teatro comico dal sapore amaro, dalle risate interrotte da riflessioni malinconiche. Con peculiare gentilezza Maurizio Casagrande si presa ad una chiacchierata tra amici.
Come mai, Maurizio Casagrande ha deciso di fare uno spettacolo innovativo e particolare come " Io speriamo che me la cavo"?

Innanzi tutto , perché Maurizio Casagrande cerca delle novità, cerca delle cose non ovvie e scontate, secondo me " Io speriamo che me la cavo " era una bella idea, per quanto riguarda raccontare qualcosa di nuovo, raccontarla anche in modo nuovo. Infatti tutti quelli che vengono a vedere lo spettacolo, mi dicono che respirano novità, quindi, forse non è stata una decisione sbagliata. Racconto un qualcosa sotto forma di favola, una favola piuttosto reale e realistica .Una mia visione del teatro.
In questo spettacolo partecipano cinque bambini, come è stato recitare con questi attori di giovanissima età?
I ritmi dello spettacolo sono perfetti ,come hai fatto a coordinarli ?
E' stato bello, divertente ed impegnativo, sono bambini , quindi si devono stimolare sempre, non si devono annoiare. Non è facile perché sono tanti, nello spettacolo che tu hai visto sono cinque ma sono tanti , a causa della scuola verranno sostituiti con altri cinque, quindi si ricomincia da capo , si devono rispiegare i cambiamenti , è un lavoro bello ma impegnativo. Lavorare sui ritmi è un ruolo che mi compete , è una caratteristica che mi distingue, forse perché sono un ex batterista. Il ritmo per me è la fonte dello spettacolo.
Dallo spettacolo si rileva un ruolo sociale del teatro, cosa può fare il teatro nel mondo di oggi?
Io credo che il teatro di per se , non può fare nulla, si può approfittare di qualunque mezzo , anche del teatro , per dire delle cose mentre ne stai facendo altre. Io trovo che sia valido far divertire la gente e mentre sta ridendo, raccontare anche altre cose, in questo modo tornando a casa tra una risata e l'altra rimane una riflessione. Nel caso dello spettacolo si vuole far guardare il mondo con un occhio un po' meno egoistico.
Questo spettacolo è anche un po' la metafora di Napoli in questo brutto periodo, alla fine nella finzione teatrale si accende una speranza, ma nella realtà questa speranza esiste? Napoli ce la farà ?
Napoli ce la deve fare , perché non è possibile per il mondo. Se una città come Napoli non ce la fa, allora l'uomo, come razza, è in pericolo serio. Non si può sprecare una città come Napoli , se succede allora siamo una razza destinata all'estinzione.
Maurizio Casagrande è un attore formato dallo studio e dall'esperienza , ma quanto conta la strada di Napoli nella sua formazione, non solo artistica ?
La strada conta molto, io ho avuto la fortuna di avere dei genitori che ragionavano in modo particolare. Nonostante io venga da una famiglia borghese e potevo decidere di andare in qualsiasi scuola privata, i miei genitori mi mandarono nella scuola pubblica, in una zona difficile di Napoli. Ho vissuto la strada anche con i " delinquentelli " , ho avuto quindi per fortuna una contatto vero con la realtà che in caso contrario avrei scoperto troppo tardi e troppo d'impatto. Mi ha consentito di essere meno borghese , diciamo meno di porcellana.
Ma perché la strada di Napoli è così importante a livello artistico?
Basta stare una giornata a Napoli , per accorgersi della particolarità. E' un popolo e una città che vive raccontando continuamente quello che succede, enfatizzando. Se è caduto un acino d'uva , si racconta che è caduta una gigantesca anguria dal centesimo piano. E' tutto molto teatrale. Purtroppo si amplificano anche i problemi, questi ultimi esistono solo a Napoli, per esempio l'immondizia a livelli stratosferici, il resto del mondo non si capisce come fa.
Come mai , un attore di indubbia bravura e livello come te , ha partecipato alla serie televisiva Carabinieri che di certo non ha la sua competenza artistica ?
Ti ringrazio per il complimento, ma la televisione oggi è l'unico vero strumento di popolarità , anche il cinema comincia ad avere problemi. Questo è un mestiere fatto anche di popolarità, parte del pubblico viene perché ho fatto " Carabinieri ". Io non sono per la distinzione tipicamente italiana tra l'attore di teatro e quello di televisione. Io sono un attore e basta. Con Carabinieri è stato uno scambio, io ho portato le mie capacità che tu hai descritto generosamente , loro mi danno popolarità, nel cast c'è gente molto più famosa di me.
Perché hai voluto lasciare la compagnia di Vincenzo Salemme , dopo tanti anni insieme ?
Le strade non si sono totalmente divise, diciamo che ho voluto prendermi degli spazi e Vincenzo non poteva darli perché molti erano per lui. Se è scritto " Vincenzo Salemme in .. " ad un certo punto uno vuole vedere cosa succede se è scritto " Maurizio Casagrande in…." .Naturalmente appena sarà possibile cercheremo di fare qualcosa insieme.
Prossimi progetti ?
Continuo con il teatro fino a maggio , poi rifaranno " Carabinieri ", ci sarà probabilmente un altro progetto con la televisione di cui non posso parlare perché non è ufficiale e vorrei fare un po' di cinema che in questo periodo ho trascurato molto.

domenica 10 maggio 2009

Provincia di Potenza : Ritardi per il progetto vie Blu

Potenza - I ritardi in Basilicata sono ormai una condizione esistenziale; la politica lucana è una macchina obsoleta e lenta che preferisce dondolarsi nel suo pantano affaristico e quando riesce a guardare al futuro , grazie alla lungimiranza di qualcuno , la sua lentezza quasi poetica la costringe ad aggrapparsi a pratiche antiquate. Non è un quadro rassicurante, non lo è nemmeno per i destinatari del progetto Vie Blu , promosso dalla Regione Basilicata. Il progetto è partito l’anno scorso con delega alle Province di Matera e Potenza . Ufficio preposto e che si è occupato del progetto per quanto riguarda la Provincia di Potenza è l’Ufficio Ambiente Territorio e Protezione Civile ; per quando riguarda invece la Provincia di Matera, il compito è stato delegato ad una società privata. Mentre nella provincia Materana , tutto va come previsto in quella potentina i disagi per i coinvolti nel progetto cominciano da subito nello stralcio esecutivo 2008. Il progetto “Vie Blu” riguarda principalmente i seguenti obiettivi : la mitigazione del rischio idraulico ; la riqualificazione strutturale e funzionale della rete ecologica e dei sistemi ambientali con la protezione e la prevenzione all’interno dei bacini idrografici dal rischio incendi;
la tutela quali-quantitativa delle acque; la condivisione delle informazioni e la diffusione della cultura dell’acqua. Come detto i disagi cominciano subito. Il progetto prevedeva una divisione degli addetti in base ai titoli di studio posseduti e quanto questi siano attinenti al lavoro trattato , per esempio Geologi , laureati in Scienze forestali e ingegneri . Dopo questa prima classificazione identificata con tecnici laureati , la seconda prevedeva i tecnici diplomati ( Geometra ) ; la terza gli amministrativi con diplomi magistrali o di ragioneria e la quarta ,’ultima nella scala lavorativa gli operai. Questa divisione, secondo alcuni addetti, nella provincia di Matera è stata rispettata ma in quella potentina esiste un accorpamento di tutti i tecnici senza rispettare ruoli e inquadramento professionale; inoltre esistono anche addetti che non posseggono alcun titolo attinente o semplicemente la licenza media, compromettendo il lavoro delicato che solo un laureato in questi campi può coordinare e fare visto che si tratta di bene collettivo come l’ambiente. Operazione che ha un sapore amaro di obiettivo clientelare . I disagi non finiscono qui; l’anno scorso nella provincia Materana il progetto è durato un mese in più di quella potentina o meglio nella provincia di Potenza i tecnici sono stati licenziati un mese prima rispetto ai colleghi materani e nessuno ne capisce il motivo ,visto che i tempi sono previsti dal progetto. Ora mentre i tecnici di Matera sono già al lavoro , il progetto Vie Blu è ripartito come previsto; nella Provincia di Potenza ancora non si capisce quando ripartirà, nella totale inconsapevolezza degli addetti ai lavori che poco riescono a valutare le magie della Provincia di Potenza. A tutti i disagi provocati , da una gestione sicuramente non trasparente e imbarazzante si somma l’attesa che il progetto riparta nei fiumi potentini , sperando che non sia una favola “Beckettiana”, perché il questo periodo e un’etica politica costituzionale non permettono più di scherzare.