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sabato 27 novembre 2010

Irio De Paula e le sue mille corde

da " Il quotidiano della Basilicata"


Il padre della bossa nova prossimo ospite di officina del Jazz

" La chitarra è il mio stumento.Improvvisare un divertimento"

Le mille corde di Irio De Paula


di Francesco Altavista



Matera – La manifestazione Officina del Jazz si sta dimostrando come una porta sulla grandiosità della musica, portando nella città dei Sassi artisti di calibro internazionale. Domenica 28 novembre con un concerto nell’Auditorium R. Gervasio in piazza Sedile, Matera è chiamata ad un appuntamento con la storia, arriva il mito Irio Nepomuceno De Paula.Il compositore e musicista brasiliano considerato uno dei padri della Bossa Nova e re dei ritmi brasiliani, vive in Italia dagli anni 70 arrivato al seguito della cantante brasiliana Elza Soares; in Italia realizza un album storico e incredibile :“ Per un pugno di samba” cantato in italiano realizzato a Roma nel 1970 con altri due miti della musica internazionale, Francisco "Chico" Buarque con arrangiamenti di Ennio Morricone. Porterà sul palcoscenico materano insieme al suo trio una storia musicale incredibile cominciata con l’album d’esordio Brasil 40° del 1966. Grazie all’allegria e alla disponibilità del maestro Irio De Paula davvero coinvolgente, ci accostiamo, in un’intervista per “ Il quotidiano della Basilicata”, alla sua storia.
Maestro , lei è uno dei padri della Bossanova. Come è avvenuto il contatto con questi ritmi?
“Bossa Nova” è un termine che noi in Brasile usavamo da tempo, per noi era normale usare questa parola. Appena una persona faceva una cosa diversa , quindi nuova non soltanto nell’arte, noi dicevamo “Bossa Nova”. La “Bossa Nova” è nata negli anni 60, noi prima suonavamo la musica di Rio de Janeiro come lo choro. Era la musica del popolo brasiliano, poi la samba strumentale e poi cantata e infine la Bossa Nova. Io ho cominciato molto presto in questo ambiente musicale già da sei anni, ho fatto molta esperienza, ho visto nascere questo genere musicale. E’ stato quasi naturale suonare la Bossa Nova, anche perché le cose più difficili musicalmente le avevo imparate già prima.
Il Brasile oltre che per il calcio è famoso per la musica. Perché questo Paese si dimostra fucina della musica?
La musica brasiliana appassiona molto. In questi ritmi, in queste melodie si vede molta verità, tristezza, comunicazione e tutto ciò che vale la pena rivivere in una musica. Anche quando l’armonia è semplice, la gente sente che è una cosa vera , non roba elettronica. Si sente l’anima del Brasile, ed è una terra che piace , ci sono tanti artisti italiani bravi che si interessano alla musica brasiliana, questo è bellissimo.
62 album pubblicati di cui 9 live. Dal 2007 però la sua produzione discografica si è fermata per la scomparsa della sua manager. Esistono nuovi progetti discografici?
Purtroppo è scomparsa la mia manager, abbiamo lavorato venti anni insieme. Io non mi sono sentito di andare in sala a registrare. Era una persona che mi accompagnava sempre dappertutto. Andare in sala di registrazione a produrre un disco è abbastanza noioso, lei però è stata da sempre appassionata della mia musica e mi ha aiutato moltissimo . Io non faccio progetti, vivo giorno per giorno.
Maestro, lei si è innamorato dell’Italia quasi per caso ed ha partecipato a diverse iniziative televisive Rai. Come è il rapporto con la televisione di oggi ?
Con la televisione oggi? Meglio lasciar stare! Non c’è più niente di musicale in televisione, niente di buono. Io ho avuto la fortuna di arrivare in Italia quando c’era una buona televisione. La Rai dava spazio alla musica interessante. Mandavano in onda l’Umbria Jazz oggi lo tagliano completamente. Mi dispiace perché la Rai ha una grande storia. Purtroppo c’è prima di tutto la politica di mezzo, devi essere raccomandato o far parte di qualche partito. Non parlo per me, perché io ho avuto il mio spazio, il mio periodo ottimo alla Rai. Parlo per i mie amici musicisti che non hanno opportunità in televisione.
Maestro lei è un polistrumentista e si diverte anche a suonare di tutto nei suoi album, anche strumenti tipici brasiliani. Si può dire che ormai la musica non ha più segreti per lei?
Io sono principalmente un chitarrista, è il mio strumento. Suono però altri strumenti: un po’ anche l’ arpa e un po’ di pianoforte. Ho fatto anche un album con Ukulele, noi brasiliani lo chiamiamo cavaquinho oppure con la chitarra a sette corde, le percussioni ecc.. Per carità se non c’è più niente da imparare sono finito. Per me la chitarra è un dono della natura, sono autodidatta. Quando avevo 8 anni mi hanno chiesto se volevo studiare musica , io ho detto di no. Io non so leggere la musica. Tutto quello che faccio sono cose mie, tutto personale. Io credo che è molto bello divertirsi quando suoni. Gli autodidatti hanno la possibilità di fare un pezzo mille volte sempre in modo diverso, mai uguale. Questo per me è il massimo del divertimento.
Un consiglio ai giovani musicisti.
Non hanno bisogno di consigli, loro sanno, ci sono tante scuole e conservatori. Posso dire di cercare di avere un stile personale, non imitare. E’ una cosa che auguro a tutti, ci sono tanti bravi imitatori ma pochi bravi musicisti con un proprio stile.
Maestro cose è la Bellezza?
La Bellezza è la vita , non esiste niente di più bello della vita.



venerdì 26 novembre 2010

Papaleo : Intervista tra Basilicata Coast to coast e Eduardo Defilippo

da "il quotidiano della Basilicata"

" Quando lavoro come attore divento una spugna"

Fare un film deve diventare un'esigenza





di Francesco Altavista



Potenza – Rocco Papaleo torna in Basilicata questa volta non per camminare nella finzione cinematografica sulle fatiscenti strade lucane ma per esibirsi nello spettacolo “ Eduardo più unico che raro” sulle tavole del teatro Don Bosco di Potenza , nell’ambito della Rassegna “ Voglia di Teatro -Teatri in rete”. In anteprima l’artista lucano si concede per un’intervista con “ Il quotidiano della Basilicata”
Rocco, porterai in scena quattro atti unici del grande Eduardo Defilippo scritti dal 1928 al 1938, perché Papaleo ritorna alla commedia Napoletana?
Mi interessava la proposta di lavorare con Giovanni Esposito, un attore e amico che conosco da tanti anni. Volevamo lavare insieme e quindi ho cavalcato questa opportunità. Sono atti unici, tra le prime cose scritti da Eduardo che si mettevano in scena nei cinema tra un proiezione e l’altra. Sono opere un po’ farsesche di tradizione napoletana. Il regista Giancarlo Sepe però si è interessato a cogliere negli atti unici un embrione tragico che poi caratterizzerà la drammaturgia di Eduardo. Allora mi sono divertito nell’interpretazione a scoprire questa componente in un materiale molto comico.
Interpreti gli scritti di un grande come Eduardo, può anche essere un occasione per prendere qualche suggerimento come autore ?
Io sono un po’ schizofrenico, nel senso che quando lavoro come attore , praticamente sempre, sono un po’ una spugna pronta ad assorbire quello che riguarda la materia che deve amministrare chi interpreta. Quando faccio l’attore non mi metto nel punto di vista dell’insieme della regia o della composizione di un testo, quindi non sto affrontando questo spettacolo come autore ma per sviluppare le mie capacità di interprete.
Il tuo esordio da regista e il tuo secondo film da autore , “Basilicata coast to coast” ha fatto incetta di premi Ti aspettavi questo successo? Come secondo te è stato preso il film dai lucani?
Naturalmente non mi aspettavo questo successo, è sempre una cosa sorprendente, anche se francamente sono stato sempre molto convinto del progetto. I lucani, quelli della prima lettura, sono rimasti delusi, perché non parla direttamente della Basilicata e non evidenzia direttamente il modo di vivere lucano. Offriva una visione fuori città, fuori paese. Molte cose del film sono quindi sembrate forzate. Come la ragazza che prima del matrimonio va a letto con due uomini. Ho sentito donne che si sono lamentate di questa cosa. Ci sono poi quelli che hanno guardato dentro le cose, forse hanno trovato quella “Lucanità” profonda che appartiene anche a me.
Una volta hai detto che il tuo film è un po’ come una poesia e quindi pieno di sfaccettature. Cosa del film secondo te del film non è stato capito ?
Secondo me una cosa che non è venuta molto fuori e che a me premeva tantissimo è la questione della audience. L’economia che ha preso sopravvento sui ogni cosa e quindi l’incasso. L’audience in generale diventata troppo importante per un prodotto e anche per le cose artistiche. Questo discorso non è venuto fuori tantissimo. Nel film ci sono queste persone che inseguono il loro sogno e alla fine suonano davanti a nessuno, senza avere testimonianza. Si sono rivolti solo a se stessi, questa è una cosa che non è stata sviscerata più di tanto ma a me premeva tantissimo. Loro fanno comunque una cosa che nel meridione non si fa spesso, cambiano la loro vita. Parlo per quello che ho vissuto io in Basilicata , con i miei genitori. Hanno fatto una vita soltanto. La forza di cambiare vita secondo me è un po’ la vittoria dei personaggi del film.
Vedremo di nuovo un Rocco Papaleo regista e autore cinematografico?
Adesso lavoro come attore e musicista. Sono stato un po’ travolto dal successo di “Basilicata coast to coast” e quindi per fare un altro film ci devo pensare bene e mi devo spogliare di quello che è stato ed avere un’altra ispirazione autentica. Non voglio cavalcare l’esito positivo del film scorso. Fare un film deve diventare un’esigenza.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è un punto di vista.

venerdì 19 novembre 2010

Regione e Università della Basilicata.



da " Il quotidiano della Basilicata"


Regione e Università della Basilicata. A che servono i fondi ?


di Paride Leporace

Ieri mattina gli studenti dell'Unibas sono scesi in corteo prendendo di mira la Regione accusata di disattendere il loro futuro e di costringerli a tenere pronti una valigia in mano. Lunedì si apre l'anno accademico alla presenza di amberletti ricordando la ferita del terremoto del 1980 che permise l'apertura dell'ateneo di Basilicata.La protesta studentesca ha qualcosa che stride. Considerato che la Basilicata è l'unica regione d'Italia che finanzia la sua università con i proventi del petrolio. Un impegno sostanzioso e che difende facoltà e corsi dalle forbici del governo.Dall'archivio pesco una vecchia inchiesta di Pigi Battista sugli sprechi delle piccole università dove si legge :"Arriva il terremoto dell'Irpinia e all'ombra dell'entourage di Emilio Colombo si trova il modo di includere tra i finanziamenti un capitolo per la costruzione dell'Universita' di Potenza, cattedrale nel deserto che e' oggi un self-service di esami, affidato a ricercatori di altri Atenei che con un gruzzolo annuo tirano la carretta, facendo finta di avere anche in Basilicata un'Universita' del Mezzogiorno come quelle di Napoli, o di Palermo, oppure di Bari". Erano gli anni Novanta e non sappiamo se il celebre giornalista avesse preclusioni ideologiche e geografiche. Pigi Battista da allora ha fatto gran carriera ed è firma autorevole del nostro giornalismo. L'Università della Basilicata non sappiamo bene che progressi abbia ottenuto. Sarebbe utile per esempio comprendere quanti brevetti consente di realizzare per capire la ricerca dell'ateneo cosa produce? Da una nostra ricognizione risulta che almeno un centinaio di docenti dell'Unibas non presentano il report sulle attività di ricerca. Il report serve sull'arco di tempo di un lustro per ottenere i finanziamenti.Una dimenticanza? Oppure un centinaio di professori non ricerca un bel nulla? Forse anche la Regione dovrebbe chiedersi quali sono i risultati della ricerca che finanzia e che poi la fanno finire alla berlina delle proteste studentesche. I dottorati di ricerca come funzionano nel nostro ateneo? I docenti scelgono e tutelano talenti per rinverdire il sacro fuoco di nuovi studiosi delle diverse discipline?E gli studenti universitari lucani sono veramente incolti come denuncia nella sua rubrica l'emerito professore Angelo Lucano Larotonda? Perché in quel caso stiamo finanziando una sorta di esamificio per giovani incapaci di sostenere le sfide di questo periodo. Infine non possiamo dimenticare la vicenda del concorso annullato alla facoltà di Lettere per evidenti intromissioni di docenti che hanno tentato di falsare l'esito della selezione. Sappiamo che il familismo accademico non ha latitudini ma nessuno si è premurato di rintracciare i colpevoli per metterli alle porte. Della vicenda si sta occupando la magistratura. Ed è noto che quando arriva la polizia il bubbone è già esploso.

domenica 14 novembre 2010

Le Donne nel casino: Eva Immediato in Vintage

da " Il quotidiano della Basilicata"





Eva Immediato in Vintage con le " Donne nel casino"



di Francesco Altavista




Potenza – Donne rispettate , donne mogli, donne madri, donne onorevoli:semplicemente donne che forse per aver provocato qualche gemito di piacere in più o in meno del consentito subito piombano in facili definizioni . Questo uno dei pensieri che lascia lo spettacolo “ Le donne del casino” scritto da Giuseppe Digilio e portato in scena a Potenza , lo scorso 12 novembre al “ Due Torri” nell’ambio del “ Vintage Festival”. Si parla d’altra parte di una legge discussa e discutibile come la legge Merlin, forse la norma che più di tutte nella storia italiana rappresenta il bigotto perbenismo maschile eppure quasi per paradosso la prima a firmare è stata proprio una senatrice Lina Merlin. Una rappresentazione che quindi naviga nel paradosso e nelle definizioni facili . Se uno spettacolo che si rispetti deve provocare considerazioni, riflessioni e sogni, l’opera proposta da Digilio lo è in parte. Buono ed interessante il testo, forse troppo prolisso, troppe parole che messe sulla bocca di attori non proprio professionisti crea qualche imbarazzo tecnico. Non è certo il caso di Eva Immediato che è attrice vera e donna vera. E’ la prima ad entrare in scena nei panni di Wanda la maitresse del casino. E’ avvolta da un’aria di bellezza straordinaria e di passionalità nei movimenti, l’unica che riesca a far diventare funzionale e giusta una scenografia modesta e semplice che fa comunque la sua buona figura. L’attrice di Lagonegro è padrona della scena e dell’attenzione del pubblico, sfiora la perfezione il suo modo di recitare , pochi piccoli errori forse non provocati da lei ma dagli altri attori visibilmente sotto tono. Guardare e ascoltare Eva Immediato è davvero un privilegio, un dono , un sogno: le sue parole infatti danzano con l’anima dello spettatore e durate tutta la pièce durata poco più di un’ora , non fa registrare nessun calo di intensità. Uno spettacolo nello spettacolo anche il suo camminare sinuoso, a metà tra un angelo e una nereide , il tutto è un rito laico del piacere. La superiorità tecnica ed emozionale della Immediato mette in cattiva luce le diverse disattenzioni di Lello Chiacchio, comunque un bravo attore che interpreta un onorevole molto moderno. Da rivedere e correggere pesantemente le performance di Lucia Sabia e Nicola Bonsanti, rispettivamente nella pièce madre e figlio. Normale senza particolari emozioni la performance di Giovanni Pelliccia nei panni di un carabiniere. Nel complesso un buono spettacolo, nato da un’ottima idea e fatto con un immensa Eva Immediato che tira il carro dello spettacolo quasi da sola.

Le donne nel casino: Intervista ad Eva Immediato






da " Il quotidiano della Basilicata"






Eva da Bene e Giuffrè a " Donne nel casino"









di Francesco Altavista


Potenza – Per fortuna, anche in Basilicata esistono professionisti dell’arte che arrivano a calcare palcoscenici importanti: come diamanti brillano nel buio lucano. La bella e brava attrice Eva Immediato classe 1977 sarà al “Due Torri” a Potenza il 12 novembre ore 21.00 nell’ambito del “ Vintage in festival” con la commedia “ Le donne nel Casino” di Giuseppe Digilio. Senza nulla togliere ad un festival importante per la città di Potenza, è l’occasione per vedere all’opera un’attrice davvero brillante ed imperdibile; occasione che sfruttiamo anche per un’intervista in anteprima.
Cosa ci puoi raccontare del tuo personaggio nella commedia: Wanda?
Wanda è una donna dura, per niente romantica perché è una donna disincantata che dalla vita non ha avuto l’amore, probabilmente nella sua vita si è anche innamorata ma è stata vista sempre come la prostituta e quindi era impossibilitata ad essere presentata in società. Da questo suo rapporto con l’amore e gli uomini scaturisce questa sua relazione così forte, il suo modo di trattare gli uomini come bambolotti. Io l’ho immaginata così. Mi diverto molto a fare questo personaggio perché è sicuramente diversa da me per motivi oggettivi, però nella forza, nella tenacia mi ritrovo molto mi piace molto lavorare su un personaggio così lontano e così vicino, perchè alla fine è la donna per eccellenza che conosce la vita e che molte volte attacca per non essere attaccata, si nasconde dietro un muro per non farsi fare ancora del male.
Parlando dell’essere donna, hai fatto la tua tesi di laurea sul regista Luis Bunuel : sei più vicina a Catherine Deneuve del film “ Bella di Giorno “ o Angela Molina del film “ Quell’oscuro oggetto del desiderio” ? Quale è il tuo stile di donna?
Il mio stile di donna è una donna forte che cammina dritta per la sua strada. Una donna completa che vuole essere donna in tutte le accezioni. La donna è bella con i suoi misteri. E’ donna nel fatto di non essere imbattibile né inattaccabile. Il mio ideale di donna è sempre stata mia madre. Una donna che ha scelto la sua vita. Anche le donne di Bunuel a volte sembrano essere vittime di quello che accade, ma alla fine scelgono decisamente la loro strada tutto quello che fanno rappresenta aspetti di se . “ Bella di giorno “, per esempio , è una donna che in alcune ore è una prostituta e in altre una donna rispettabile e rispettata. Possono essere i lati più oscuri di una personalità femminile, quella di Bunuel naturalmente è un’estremizzazione ma l’intimità di una donna deve essere preservata perché è la parte dove si ci mette veramente a nudo. Non mi sento vicina né a Deneuve né a Molina se non nella loro capacità di essere anche altro e lo metto in scena quando sono a teatro, questo mestiere ti fa essere chiunque.
Nel tuo curriculum c’è un laboratorio particolare con il grande Carmelo Bene. Cosa ricordi di quell’esperienza?
Ricordo un’esperienza quasi surreale. Mi sono trovata catapultata in questa esperienza incredibile, con davanti un mostro assoluto di teatro e arte come Carmelo Bene. Un personaggio che era avvolto nella sua aurea e parlava ad un microfono, perchè lui era un grande difensore della tecnologia, diceva che l’attore deve essere amplificato. Quasi ci chiedeva di imitarlo e io lì per lì non capivo. Una volta me ne andai arrabbiata. Poi ho capito che la nostra voce è uno strumento musicale con cui noi possiamo fare di tutto, imparare a riprodurre dei suoni è un allenamento per le corde vocali ed è un esercizio per la modulazione della voce. Mi sento un’eletta per aver incontrato Carmelo Bene e quel laboratorio mi è servito per mia carriera.
Non c’è solo Carmelo Bene, hai lavorato con Carlo Giuffré…
Con Carlo Giuffré è stata una collaborazione cominciata un po’ per caso perché sua moglie è venuta a vedere un mio spettacolo, dove io ero coprotagonista con due della “Premiata Ditta”. Lei mi ha proposto di fare un provino con il marito. Il provino è andato bene, durato un’ora e un quarto e io pensavo : “ Comunque vada ho imparato tantissimo perché ho conosciuto un altro pezzo del mondo del teatro italiano. Mi ha insegnato a stare in scena , mi ha insegnato il mestiere dell’attore di tournée ed a stare in teatri importantissimi. E’ stata una bella soddisfazione perché Giuffré ha plasmato il personaggio di Rosina su di me che avevo delle vene comiche ma comunque di base drammatica, quindi ad un certo punto c’è stata una scena drammatica molto toccante, molto bella e particolare perché era una commedia come “ Il medico dei pazzi”.
Prossimi progetti.
Ci sono tante cose in cantiere, sto preparando un nuovo spettacolo si chiama “ Istruzioni per l’uso della donna “ di un autore lucano Antonio De rosa. E’ uno spettacolo che abbiamo già portato in tour sotto forma di monologo, ora abbiamo deciso di metterlo in scena con due personaggi, un uomo e una donna. Quest’uomo subisce l’approccio con sette tipi diversi di donna e io interpreto i sette tipi di donna. Credo che lo porteremo in scena per la prossima primavera.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è dannazione e benedizione. La Bellezza non è soggettiva ma va oltre l’oggettività. La vera Bellezza è la Bellezza imperfetta, se vogliamo è quello che ci insegna il famoso strabismo della dea della Bellezza, Venere.