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lunedì 27 dicembre 2010

L'anima autentica di Raiz

da " Il quotidiano della Basilicata"


L'anima autentica di Raiz un po' beat, un po' neomelodico


di Francesco Altavista


Potenza –Raiz, o meglio “O’ Rais “ sarà al Cine-teatro “ Due Torri” a Potenza il prossimo lunedì 27 dicembre, nell’ambito del festival di musica indipendente “ If 6 was 9” organizzato dall’associazione culturale “ Multietnica”. Arriva nel capoluogo lucano dopo il successo del suo secondo album da solista “ Uno”. In un’intervista per “ Il quotidiano della Basilicata” cerchiamo di andare oltre la maschera “Raiz” creata dall’’ex front man degli Almamegretta .
La “Jamaica Napoletana” lo stile dei tuoi due primi album da solista : “ Wop” e” Uno” , in cosa consiste?
Nasce dalla voglia di contaminare, di mescolare diverse influenze. Io sono cresciuto ascoltando da una parte la musica tradizionale napoletana e dall’altra il reggae. Ho cercato di mettere insieme queste due cose. Mettere insieme quindi la musica afro-americana al mediterraneo.
Del nuovo album” Ya” in uscita nella primavera prossima cosa ci puoi anticipare?
E’ un album prodotto dai Planet Funk e quindi ci saranno ritmi più elettronici-dance., In questo disco contamino il mediterraneo con l’elettronica. Un album un po’ più forte che porterà a dei live altrettanto potenti che comprenderanno il movimento del corpo e quindi il ballo.
In alcuni pezzi sei definito un neomelodico. Hai realizzato nel 2007 il pezzo “ Nu Napolitano” in collaborazione con il padre dei neomelodici Nino D’Angelo. Come è nata questa collaborazione ?
Definirti neomelodico significa accostandoti al famoso Gigi D’Alessio?
Conosco Gigi personalmente, siamo amici. Lui ha incontrato autori italiani come Baglioni e io Bob Marley . Ognuno di noi si è mosso in ambiti diversi ma partendo dalla stessa radice, in comune il gusto per la melodia e per la canzone sentimentale. La definizione di neomelodico allargato al mediterraneo mi va bene. Nino credo che sia stato influenzato dagli Almamegretta all’inizio. Da un certo punto in poi ha cominciato a diventare più mediterraneo e si sono aperte le porte per una collaborazione. Tra l’altro Nino è uno dei miei maestri mi ispiro a lui per cantare. Gli ho invidiato tanti pezzi.
Quale cantante napoletano sceglieresti oggi per un duetto?
Non si può fare ma sceglierei Sergio Bruni, senza ombra di dubbio.
Ha fatto diverse volte anche l’attore sia a teatro con opere di Brecht che al cinema. E’ una carriera che vuoi intraprendere ?
Mi piacerebbe lavorare in questo ambito. Lo stesso Raiz è un personaggio, io sono altro nella dimensione privata ed è abbastanza distante da quello che sono nei concerti.. Raiz si presenta come un personaggio che non è alla moda, non è comune. Raiz interpreta il decadimento dell’umano,ciò che è andato perso in questi anni. Il tutto esasperando le percezioni.
Ti sei occupato anche di un reading di poesie della Beat Generation. Cosa in te c’è di quella filosofia che in Italia è stata recepita solo in parte?
Gli artisti beat cercavano di creare un mondo nuovo, senza avere preconcetti. Era una rivoluzione politica , spirituale e culturale. In questo essere senza preconcetti mi ritrovo molto. Sicuramente è difficile condividere quello che è stato fatto, perché erano altri tempi, però lo spirito di lottare senza pregiudizi è molto condivisibile. Beat è anche un fenomeno di mescolanza di razze, in Italia chi leggeva i beat erano solo chi si definiva comunista che per storia politica non potevano accettare delle logiche che erano tutte statunitensi. Era un fenomeno molto complesso, crisi dei valori borghesi, rifiuto dei precetti dei padri ; in Italia non poteva all’epoca diffondersi totalmente. Oggi è molto più facile accettarne lo spirito ed è secondo me importante farlo.
Gli Almamegretta, band che hai formato era stata concepita come un collettivo aperto. Era un nuovo modo di intendere l’Indie?
Le major oggi stanno morendo. Ormai è tutto abbastanza “Indi” e il mercato degli album è al collasso mentre i live rivivono . Il concetto di band fissa va quindi riformulato. Bisogna fare tante collaborazioni, fare cose diverse. Muore il tipo di band degli anni 70 , si guarda all’apertura a progetti di scambio. Con gli Almamegretta in parte ci siamo riusciti , perché io sono uscito ma ogni tanto rientro per delle collaborazioni , dei concerti . Gli Almamegretta all’epoca erano un po’ avanti ma quelle decisioni e idee sono risultate giuste.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è sicuramente un valore. Un valore con cui ti senti a tuo agio.

venerdì 17 dicembre 2010

CCCP, CSi ,PGR: Intervista a Giorgio Canali

da "Il quotidiano della Basilicata"


It 6 was 9, c'è Giorgio Canali


di Francesco Altavista

Potenza- “ If 6 was 9” titolo di uno stupendo pezzo di Hendrix, è anche il nome del festival di musica indipendente messo in campo da Multietnica, al Cineteatro Due Torri a Potenza. . Ci sarà Raiz e Fausto Mesolella il 27 dicembre, i Nobraino a chiudere il 30 e questa sera( annullato) aprirà la manifestazione il grande Giorgio Canali con i Rossofuoco. Un artista che ha collaborato con i CCCP , fondando i CSI e i PGR con Giovanni Lindo Ferretti e Gianni Maroccolo. In anteprima Giorgio Canali si concede per un’intervista a “ Il quotidiano della Basilicata”.
Giorgio sei arrivato al quinto album con i Rossofuoco: “Nostra signora della dinamite”del 2009.Nell’album il Messico diventa senza nuvole e la luna ulula a te. Un capovolgimento della realtà per interpretare il mondo?
Guardare la realtà con un occhio diverso è una specie di tic nervoso che ho da sempre. Cercare di rovesciare le prospettive di visione, di guardare tutto attraverso un angolo diverso. Nel momento in cui uno pensa, ragiona e ha dei sentimenti nascono delle storie che si possono raccontare. Io le racconto a modo mio, chiunque scriva ha una visione diversa dagli altri e quando capita qualcuno che capisce quello che scrivi è molto bello, di solito è il motivo principale per il quale si scrive. Quando dal vivo incrocio lo sguardo di qualcuno e rileggo in quegli occhi le mie parole, io sono felice. Bisogna trovare qualcuno che sia in qualche modo simile a te. Di solito è questo che ti spinge a fare musica.
Questo disco arriva lo stesso anno e lo stesso giorno dell’album “Ultime notizie di cronaca” che tu hai fatto con i “ Per Grazia Ricevuta” con il leader dei CCCP, Lindo Ferretti. Con quest’ultimo hai lavorato molto ma non c’è molta simpatia di idee e poetica, perché non ti ha sorpreso quella che tutti chiamano la svolta filo clericale di Ferretti?
Lui vive in montagna io in pianura, a lui piace altura e io la schifo. Lui ama l’aria pulita, io amo il fuoco delle ciminiere di Ferrara e questo è uno dei motivi perché vivo in una città di merda come Ferrara, è talmente inquinata che mi fa sentire più pulito. Lui è trascendente io immanente. Quando ho conosciuto Giovanni era già filo clericale, io ricordo “punkettoni” con la cresta che al concerto dei CCCP cantavano “Madre di Dio “ con lui , quella è una vera preghiera. Non ho mai capito questo aspettarsi un mangia preti. E’ un massimalista.
In questo momento politico, cosa da artista militante e lottatore si sente di dire ?
La politica è fatta di cicli sembra che cambi ma poi alla fine non cambia niente. Lo vediamo in questi giorni nelle strade di Roma, gente menata, incendi. In questo momento mi viene in mente una frase che dice “ chi sa suonare suoni gli altri prendano i bastoni “ .
Cosa è Bellezza?
E’ rigorosamente qualcosa che mi tocchi il cuore , il resto non mi riguarda. E’ questione di sentimenti anche facile se vuoi, deve far vibrare forte.

mercoledì 15 dicembre 2010

La Locandiera secondo Jurij Ferrini

da " il quotidiano della Basilicata"





" Mirandolina una donna caliente capace di bastonare gli uomini

La Locandiera di Ferrini, sensualità da Applausi

Il capolavoro di Goldoni diventa una prova riuscita di metateatro



di Francesco Altavista



Potenza – Desiderio, amore e sensualità. La fortunata penna del rivoluzionario Goldoni viene corteggiata da Jurij Ferrini per scrivere, nella travolgente commedia storica del 1751, queste tre parole: Desiderio, amore e sensualità. Lo spettacolo messo in scena nell’ambito della rassegna “ Teatri in Rete” nel suggestivo teatro “ Stabile “ di Potenza si presenta come un fremito che ti prende dalla testa al ventre, quello di desiderare una donna, adorarla a tal punto da pendere dalle sue labbra ma ricevere solo qualche giochetto d’amore dalla bella locandiera Mirandolina dall’accento spagnolo, interpretata magistralmente da una travolgente Ilenia Maccarrone; oppure disprezzarla, trattarla con indifferenza a tal punto da avere l’illusione di poterla comandare e non ricevere amore ma solo pietà come nel caso del Cavaliere, interpretato da Jurij Ferrini. Quest’ultimo, autore di una regia sorprendente, trasforma un già rivoluzionaria commedia goldoniana in meta-teatro, dove i personaggi si confondono agli interpreti e viceversa, creando esilaranti momenti di spaesamento artistico nel pubblico. Quest’ultimo che alla fine si lascia trasportare da uno scrosciante applauso interrotto solo dall’accensione delle luci e dalla chiusura del sipario, si accorge della ricchezza di un palcoscenico senza una scenografia super accessoriata ,ma composta dagli attori vestiti in abiti normali mentre i costumi li circondano appesi quasi a rappresentare l’atto di posare la maschera della finzione per prendere quella della contraddizione. Esilarante la performance del Marchese interpretato da Marco Zanutto e del conte Angelo Tronca, rivali e compagni della stessa sventura; entrambi consapevoli del privilegio di essersi innamorati e altrettanto coscienti dell’illusione di un amore corrisposto. Agli interrogativi che “ La Locandiera” del maestro Goldoni già dava, si aggiungono le attualizzazioni di Ferrini che in due ore pienissime che lo spettatore vive intensamente tra una risata e una riflessione, approfitta per lanciare la sua frecciata ai tagli al teatro. Il copione è interpretato con rispettosa attenzione rimarcata da Massimo Boncompagni, servo del cavaliere ma anche colui che segue il copione , dando importanza ad una lingua elegante e antica. Il tutto viene galvanizzato senza lasciare spazi oscuri ma convincendo da tutti i punti di vista. Importante la performance di Matteo Ali nei panni di Fabrizio come le prestazioni di Liliana Laera e Wilma Sciutto interpreti delle due commedianti. Non capita spesso di incontrare personaggi del mondo dell’arte come Jurij Ferrini, il quale si intrattiene per una breve intervista per “ Il quotidiano della Basilicata”.
Maestro, da Goldoni a Jurij Ferrini. Quale è stato il suo approccio ad un copione del 1751 molto importante per la storia del teatro come “ La Locandiera “ ?
Il testo è stato rispettato, un lavoro molto preciso sulla lingua e sulla parola. Alla fine Goldoni ha scritto una commedia e quindi deve far ridere deve funzionare con la sua struttura comica, quindi non è tanto un ossequio ma l’idea di utilizzare la struttura per parlare al pubblico di oggi. E’ vero che Goldoni spoglia i personaggi dall’improvvisazione della commedia dell’arte ma ci sembrava importante lasciar tornare il senso della riforma, restaurare la riforma con caratterizzazioni moderne della personalità lasciando anche spazio all’improvvisazione.
Cosa ci può dire della sua Mirandolina?
Intanto Mirandolina è cambiata più volte in sette anni di questo spettacolo. In questa edizione è interpretata da Ilenia Maccarrone con la quale abbiamo lavorato sulle possibilità di liberarsi di ogni freno inibitore. In realtà gioca sulla lingua creando qualcosa di assolutamente esterno al testo , si vede una bellissima donna seducente, “caliente “, nell’immaginario assolutamente passionale. E gli uomini ne escono assolutamente bastonati, diventano oggetti di questa donna forte forse un po’ crudele nel terzo atto. In realtà la commedia era finita già al secondo atto, Goldoni ha voluto infierire.
Hai fatto anche un po’ di televisione con due serie televisive. Quale è il tuo rapporto con il mezzo televisivo?
Oggi si assiste al ritorno alla sceneggiato televisivo che è una cosa importante e meravigliosa che permette agli attori veri di esprimersi. Le fiction invece, porta avanti dei nomi che durano sei mesi creando un’inflazione tale che loro non imparano a recitare e a noi non fanno un buon servizio. A mio parere quello che fanno è noioso a partire dalla scrittura, prima ancora di vederli recitare, la scrittura è terrificante. Quando mi sono trovato a lavorare con queste cose, mi sono trovato in mano testi che non sapevo come dirli, talmente stupidi da rivelare quello che non deve essere detto, perché deve parlare dall’interno di un attore.
Cosa è la Bellezza?
La Bellezza è incanto, è l’incanto che si può creare, tutto quello che ti tiene avvinto e che ti ferma il respiro senza grosse emozioni.






venerdì 10 dicembre 2010

Israel Varela e le sue contaminazioni

da " Il Quotidiano della Basilicata"


Israel Varela il mago delle contaminazioni


di Francesco Altavista


L’11 dicembre per la rassegna “ Officina del Jazz” a Matera è la volta dell’ Isreael Varela Quartet accompagnato da Shai Maestro. La città dei sassi è la prima data del mini tour di dicembre dell’artista messicano, sarà poi: a Roma,Pescara e Firenze. Varela arriva a Matera dopo il grande successo del suo primo album da solista “Tijuana Portrait” ma presenterà in collaborazione con Shai Maestro in anteprima nazionale il suo secondo album :“Border People" in uscita il 5 dicembre. Israel Varela classe 1979 è un musicista straordinario che nonostante la sua giovane età gira il mondo con la sua arte, prima della partenza per la Cina riusciamo a sottrarlo ai suoi doveri per qualche minuto in un’intervista esclusiva per “ Il quotidiano della Basilicata”.
Maestro, "Border People" è un grande disco dove diversi artisti suonano insieme i suoi brani . Quali sono le nuove contaminazioni e le nuove partecipazioni?
La novità di questo disco è in parte la collaborazione con il mio grandissimo amico e grande musicista Kamal Musallam che suona il Oud, colorando il disco con colori arabi. C’è anche la partecipazione di Diego Amador per i colori del flamenco; il pianista Claudio Filippini che ha portato tanta magia nel disco. Il resto dei collaboratori sono stati geniali :c’è anche la collaborazione con il mio maestro Alex Acuna in un brano che ho dedicato a lui.
Lei è nato in una famiglia di musicisti e direttori d’orchestra, ha poi studiato due anni con Dave Weckl, al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e al Conservatorio Santa Cecilia di Roma.Ma il suo maestro è Alex Acuna. Quanto e perché è stato importante questo incontro per lei?
Alex è come un secondo padre per me, è una persona di grande fede che mi ha dato sempre un grande esempio non solo di musica ma sopratutto di vita, umiltà e perseveranza. L’'ho conosciuto a San Diego. Io avevo 14 anni quindi con l'incoscienza di quella età andai e gli dissi che volevo studiare da lui . Mi ricordo che ridendo mi ha dato il suo telefono e mi ha detto: “chiamami e vediamo”. Avrò chiamato almeno 10 volte ma era sempre in giro in tour, finalmente un giorno mi disse: “ok vieni domani” . Ho fatto la mia audizione da lui e da lì sono diventato l'unico allievo che ha avuto nella sua vita. Ho studiato 3 anni privatamente e non ha mai voluto dei soldi. Mi ha poi indirizzato a Dave Weckl. Questo è Alex Acuna.
Nei suoi due album, tra le altre cose sorprende la maturità artistica nonostante la sua giovane età . Quale è il suo modo di intendere la musica ?
La musica non cerco di intenderla né capirla, semplicemente la faccio. Penso che tante volte sia la musica ad ascoltare noi e le nostre anime e tante volte noi non siamo in grado di essere abbastanza sensibili per capire cosa vuole da noi. La musica mi trova sempre, perche ho sempre la mia porta aperta per farla entrare.
Il primo album contiene un pezzo,che dà il nome all’album, dedicato alla sua città “Tijuana Portait”e uno alla città dove ha vissuto due anni, Milano . Cosa del Messico si porta con se , anche nello stile musicale? Quanto è stata importante per lei Milano?
Tijuana la mia città natale è una città che non ho mai lasciato; la porto sempre con me in ogni paese. Come stile mi porto alcuni ritmi e colori del Messico come il Huapango e altri ritmi del sud. Ho voluto raccontare attraverso la mia musica un po’ di Tijuana che oltre ad essere la città in cui sono nato, fa parte anche di quello che sono. Milano mi ha dato tanto, mi ha fatto crescere come persona, è una città molto difficile, in due anni che ho vissuto lì, avrò fatto due o tre concerti. “Via Lecco 11”( il titolo del pezzo) era casa mia, semplicemente ho voluto scrivere questo pezzo per rivivere ricordi e memorie che sono rimaste in quel posto.
Riesce a contaminare molti generi musicali, jazz e flamenco, come è nato questo suo stile? Ci puoi spiegare cosa vuol dire”Flamenco Jazz Drumming” ?
Il Flamenco ha trovato me, non io il flamenco. Nel 2001 sono andato a Barcellona a visitare un mio amico Carles Benavent e ad un certo punto mi ha regalato dei dischi di flamenco. Torno a casa e il primo disco che ho messo nel cd player era “el aire de lo puro” di un certo Diego Amador. Comincia la prima traccia e dopo nemmeno 10 secondi ho pensato dentro di me: “io voglio suonare questa musica e voglio suonare con Diego Amador”.Una musica che mi ha lasciato senza parole perche Diego Amador suona il pianoforte come se fosse una chitarra, usando i voicings, rasgueo e i ritmi della chitarra. Mi sono accorto che non c'era la batteria per i “palos”(ritmi flamenco) e ho pensato che la mia batteria avrebbe potuto funzionare. Ho applicato tutti gli elementi del flamenco(cajon, baile, palmas, ) alla batteria sviluppando un linguaggio tutto mio che combinandolo con la musica latina e il jazz mi ha dato una voce propria sullo strumento e sul mio modo di intendere la musica in generale. Dopo anni di studio serio sul flamenco un bel giorno nel 2008 mi chiama Diego Amador e mi chiede se voglio entrare nel suo Trio usando per la prima volta la batteria e non il cajon. Avevo ragione io 7 anni prima quando pensai che la batteria suonata con rispetto e conoscenza del flamenco poteva andare bene con il miglior musicista flamenco di oggi. E oggi è il trio con cui giro gran parte del mondo.
Hai collaborato e suonato con i grandi. Come è stata l’esperienza con il grande Pat Metheny?
Pat Metheny è un grande esempio di che cosa si può costruire con il talento e la perseveranza. Ha le idee molto chiare di cosa vuole raggiungere con la sua musica e ha una filosofia e disciplina per il lavoro che poche persone hanno, non per niente si chiama Pat Metheny. Quando suono con lui alla fine la cosa che meno importa è la musica stessa e più che altro uno scambio di esperienze di vita che parlano mentre suoniamo. Quello che i grandi del Jazz vogliono non è il super genio che riesce a suonare come Pat Metheny. Vogliono suonare con gente che abbia qualcosa di autentico, di unico. Per me grazie al flamenco, al mio background famigliare e ai meravigliosi insegnanti che ho incontrato, posso dire che non sono né il migliore né il peggiore. Sono “diverso”, questo per lavorare è fondamentale.
Cosa è la Bellezza?
Per me la Bellezza è semplicemente Dio e più concretamente Gesù di Nazareth .