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domenica 31 luglio 2011

Lolli. L'anarchico della canzone in trio per cantare l'amore

da " Il quotidiano della Basilicata"
Claudio Lolli, voce controcorrente
L'anarchico della canzone in trio per cantare l'amore





di Francesco Altavista

Brienza –“Collegato d'amore alle masse ,più cultura, più lotta di classe”. Sono alcuni versi della canzone “ Autobiografia Industriale” di Claudio Lolli.Il cantautore nato a Bologna il 28 marzo del 1950 sarà in concerto in trio con Paolo Capodacqua e Nicola Alessini a Brienza il prossimo 5 agosto nell’ambito della manifestazione “ Notti al castello-anni ribelli”. E’ il settimo e penultimo appuntamento della rassegna burgentina che ripercorre gli anni dal 1967 al 1977, con Claudio Lolli si ripercorre quel fermento culturale politico di cui si parla tanto a volte anche in modo ambiguo. In anteprima il cantautore ribelle si concede per un’intervista per “ Il quotidiano della Basilicata”.

Maestro, il suo ultimo disco è “ Love Songs” del 2009, una raccolta delle sue più belle canzoni d’amore arrangiate proprio in trio. Perché un cantautore controcorrente come lei canta l’amore? Perché oggi c’è bisogno di farlo?

Intanto c’è un motivo pratico. In tutti i miei dischi c’era la canzone d’amore che non era stata molto ascoltata e valutata perché avevano avuto più spazio altre cose. Risentendole mi sembravano belle e stimolanti. Parlare d’amore oggi credo sia la cosa di cui c’è più bisogno, nell’introduzione dell’album si legge che è un corpo politico – culturale contro l’odio organizzato di oggi. Di amore politico si tratta non di amore mistico.

In questa raccolta c’è anche “ Quello che mi resta “ del suo primo album “ Aspettando Godot” del 1972. Il Godot di Samuel Beckett è stato sempre al centro delle sue riflessioni anche per esempio in “ Autobiografia Industriale “. Per l’autore di Dublino non è mai arrivato, lei lo sta ancora aspettando ?

Se arriva è peggio, bisogna sempre aspettare per avere desideri. Quando tutto si chiude è la fine, la storia deve continuare , è l’unica situazione gradevole, di gioia dell’uomo: la condizione di aspettare. Sono passati 40 anni avevo ripreso, banalizzato e politicizzato lo spunto di Beckett. Oggi tutto è cambiato, prima era il bisogno di agire. Oggi invece è l’attesa di qualcosa che è una forza propulsiva più profonda addirittura più determinante dell’azione in se stessa.

Se Godot non è arrivato allora e non arriva oggi, ha ancora senso fare musica ribelle?

Io dico che ha sempre senso fare musica ribelle, forse oggi più di prima. Negli ultimi mesi e giorni vediamo dei segnali interessanti ma abbiamo passato una ventina d’anni di sonno. Ci sono delle ragioni che hanno generato dei mostri. Musica ribelle chiaramente è una semplificazione, significa musica che abbia dei spunti critici, delle riflessioni politiche, che metta dei dubbi, dei sogni che modifichino l’emotività di chi ascolta, non semplicemente una colonna sonora della noia dell’esistenza.

Tra alcuni cantautori del suo periodo ma anche tra alcuni intellettuali di sinistra serpeggia quasi un rinnegare del periodo degli “ anni di piombo” .Quale riflessione si può fare su quel periodo?

Io penso che quel periodo sia stato molto banalizzato sotto la sigla anni di piombo, perché non era solamente quello; era un periodo molto creativo dal punto di vista culturale, molto vivo molto vivace. Si sono elaborate teorie e comportamenti molto moderni che hanno sprovincializzato l’Italia. Il fatto poi che sia andata a finire male è innegabile,il fatto che sia prevalso nel movimento la parte militare si è capito quando si è trovato il cadavere di Moro, si capì in quel momento che era finito tutto.

Considerando il fermento di quel periodo, oggi a cosa siamo arrivati?

Per il momento mi sembra che finalmente questo regime fascista che ci governa da venti anni abbia delle difficoltà. Spero che crolli e che si aprano dei movimenti più energici, più vitali che la società sia meno soffocata. In questo io credo che per esempio la capacità di usare i nuovi mezzi di comunicazione dei ragazzi serva molto. Come i ragazzi non comprano più il cd così non guardano più la televisione. Guardano quello che vogliono sul computer e questo dà una grande possibilità di avere informazioni alternative e quindi un’occasione di vedere il mondo in modo più sfumato, più articolato, meno imposto, meno strutturato dal potere.

“Ho visto anche degli zingari Felici “ è un altro suo grande successo, ripreso da Luca Carboni nell’album del 2009 “ Musiche ribelli”. Che senso ha questo pezzo per la generazione di oggi?

Il suo tempo era 1976 e si rivolgeva a quella generazione. Certo un po’ di nomadismo culturale è sempre auspicabile e mi sembra che questa ultima generazione lo stia praticando. Potrebbe essere dedicato benissimo anche a loro. Esiste questo “zingaraggio” della rete che ha questa sua indipendenza dal potere e consegna sicuramente gioia.

Maestro, nella penultima domanda vorrei una sua breve riflessione su queste tre parole trattate moltissimo nei suoi pezzi: Socialdemocrazia, Anarchia e Borghesia?

Socialdemocrazia, a questo punto magari! L’Anarchia rimane sempre lì, come Godot , la cosa che non arriva mai e che si aspetta sempre, crea un movimento, delle tensioni positive, è la cosa a cui crederò sempre. La borghesia, se fosse intelligente ce la teniamo ma di certo non è quella che abbiamo adesso.

Cosa è la Bellezza?

La Bellezza è lo splendore femminile. Se esistesse Dio sarebbe donna ma come disse qualcuno grazie a Dio sono ateo.

martedì 26 luglio 2011

Intervista: Ambrogio Sparagna cantore delle radici


da " Il quotidiano della Basilicata"

Ambrogio Sparagna cantore delle radici
di Francesco Altavista

Brienza – E’ il “main event” dell’edizione 2011 della manifestazione “Notti al castello- Anni Ribelli” di Brienza: giovedì 6 agosto varcherà le porte del castello burgentino il maestro Ambrogio Sparagna . E’ il massimo esperto di musica popolare italiana oltre ad essere un grande musicista di livello internazionale. Ambrogio Sparagna si esibirà a Brienza in concerto con l’ Orchestra Popolare Italiana dell'Auditorium del Parco della Musica di Roma alle 22:00 ma prima alle ore 20:30 un interessante dibattito sulla musica popolare con la presenza del maestro, coordinato dalla giornalista Margherita Agata e da Pancrazio Toscano. Per “ Il quotidiano della Basilicata” il maestro Ambrogio Sparagna si concede per un’intervista in anteprima.

Maestro partiamo dalla fine. Il suo ultimo l’album è “Taranta D’amore”, cambiando l’ordine delle parole del titolo forse la sintesi del suo grande lavoro sulla musica del sud. Cosa rappresenta per lei questo progetto?

Questo progetto chiude un periodo oramai pluridecennale di attività di ricerca sui ritmi della musica popolare e in particolare sui ritmi della tarantella che è la forma di musica che caratterizza tutta l’Italia meridionale e non solo perché poi è la base su cui si articolano tutte le forme di danza dell’Italia centrale e anche alcune dell’Italia del nord. E’ come se fosse la madre di tutte le danze italiane. Dal 2007 tutta l’esperienza che ho fatto nei vari linguaggi della musica popolare è confluita a Roma nell’”Auditorium del Parco della musica” dove ho messo insieme una grande orchestra con giovani musicisti di tutta l’Italia che vogliono valorizzare il patrimonio della musica tradizionale attraverso progetti musicali e di ricerca oltre che di produzione di spettacoli.

Nello studio della musica etnica, dove ha trovato più difficoltà?

Quando ho cominciato la difficoltà era proprio l’approccio scientifico, perché questo studio prevede una profondità di conoscenze musicologiche notevole. Inoltre la musica sta dentro un ambiente umano: conta più come si vive la musica che le note che si producono. Questa è la cosa più complessa da comprendere. Bisogna cercare sempre di mantenere questa orbita chiara: la musica popolare deve generare comunità, deve generare anche situazioni di degrado o tentativo di comunione delle persone. Si devono fare parecchi passi indietro come artista e stare vicino alla gente il più possibile. Non si tratta di fare musica commerciale, ma fare un prodotto di alto livello qualitativo che arrivi al cuore di tanta gente e non è detto che lo si riesca a fare sempre.

Perché secondo lei la musica etnica italiana è meno diffusa e famosa di altre come per esempio il blues ?

Siamo una colonia culturale. Io ricordo un incontro con Alan Lomax, il più grande etnomusicologo americano. Alla fine degli anni 70 venne a Roma per tenerci un corso all’Università. Una sera andò in giro per Roma per sentire la musica e nei locali romani , in particolare al Folk studio si faceva il blues e lui ad un ragazzo che suonava disse: “ ma scusa perchè suoni il blues, cosa c'entri tu con il blues? Ma tu consci la chitarra battente , conosci i cantori calabresi e Pugliesi? Hai mai sentito come cantano gli italiani, sono più emozionanti e ricchi del modo di cantare dei finti neri americani”. Questo aneddoto dimostra l’ignoranza verso la nostra cultura e questo è un chiaro progetto di egemonia culturale che altri hanno fatto su di noi. Abbiamo pagato con un’ignoranza che non ha eguali.

Lei attraverso i suoi studi e la musica ha ascoltato la voce dei popoli, specie quelli del sud. Cosa si può dire del meridione e dell’origine delle questione meridionale?

Proprio perché è una terra di contrasti genera sempre grandi tensioni e grandi movimenti. E’ una terra che non ha avuto una classe dirigente all’altezza, nonostante abbia avuto personaggi di rilievo assoluto. Oggi quando andiamo a fare il ragionamento sulla storia del meridione, non dobbiamo dimenticare questa anomalia. Il sud ha espresso figure di profilo istituzionale di rilievo, ma non ha saputo mettere in rete queste esperienze. Queste sono rimaste isolate, come in un deserto, è il problema di sempre, il sud non riesce a fare rete. Grandi idee , grandi progettualità, grandi figure ma alla fine si paga l’incapacità di metterle insieme.

Lei ha studiato il sud ma quale è il suo rapporto con la Basilicata?

Ho cominciato a conoscere la Basilicata verso la metà degli anni 70, in questo periodo ho cominciato ad attraversarla per cercare suonatori e cantori. Lo amata e continuo ad amarla è una regione che come dice il mio amico Pancrazio Toscano, ad ogni curva cambia paesaggio. Una regione così è una terra che ti prende al cuore e ti rimane nel profondo, non è una regione che si fa dimenticare. Una regione che si può vivere da turista e questa è anche la forza del sud. Io sono non soltanto di cultura meridionale ma anche un grande camminatore nei terreni del meridione, non puoi attraversarlo in maniera generica , ogni passo ti dà un segno di dolore e rabbia ma anche gioia e di appagamento della bellezza che incontri.

Cosa è la bellezza?

La Bellezza è conoscere la profondità delle persone che ti stanno davanti. La Bellezza è soprattutto il mondo che ci circonda costruito con gli sguardi d’amore.

martedì 19 luglio 2011

Intervista Maria Letizia Gorga, semplicemente donna


da " Il quotidiano della Basilicata"


Maria Letizia Gorga, semplicemente donna

di Francesco Altavista

Brienza – E’ uno dei momenti più attesi del programma di “ Notti al castello-Anni Ribelli” di Brienza, lo spettacolo dell’incantatrice di emozioni Maria Letizia Gorga.Il 3 agosto presenterà nella cittadina burgentina, il terzo spettacolo della trilogia sulle donne scritta e diretta dal grande Pino Ammendola: “ 40 anni e sono ancora mia”. Una viaggio divertente nell’universo femminile del 1968, con musica e canzoni eseguite dal vivo dall’attrice –cantante con una band Pop Rock nello stile dell’epoca, formata dai maestri: Stefano De Meo ( arrangiamenti e tastiere), Pino Iodice ( Chitarra), Andrea Pintucci ( Basso)e Paola Cariddi ( batteria). In anteprima la bellissima Maria Letizia Gorga concede un’intervista a “ Il quotidiano della Basilicata”

Maria Letizia metterà in scena a Brienza lo spettacolo-concerto “ Quaranta anni e sono ancora mia “.A che punto della riflessione sulla donna raccontata prima dagli spettacoli “ Osceno Novecento “ poi da “ Avec le temps , Dalidà”si pone questa pièce?

E’ una trilogia sulla dignità femminile, per rivendicare un po’ di quello che è lo spazio che la donna con difficoltà ha tentato di riprendersi specie nel nostro secolo. ”Osceno Novecento “è uno spettacolo nel quale racconto cantando le canzoni censurate, ciò che produceva un sentimento di libertà e rivoluzione sui costumi sessuali all’inizio del secolo. Poi ho raccontato la storia di una grande artista, la nostra artista, Dalidà.Mi piaceva ricordare una donna coraggiosa, determinata e protagonista. L’ultimo spettacolo di questa trilogia è “ 40 anni e sono ancora mia” che è il racconto di un periodo storico il 1968, , un periodo di suggestioni, di battaglie, di giustizia sociale contro un politica considerata vecchia. E’ anche il passaggio dalla donna del focolare , quella della famiglia ad una donna lottatrice, emancipata , protagonista nelle decisioni. Questa trilogia è un percorso della memoria, quello che mi piace fare è mostrare dei racconti, anche attraverso il canto e la musica. Raccontare donne che anche nella loro fragilità sono protagoniste della loro storia.

Porta in scena quindi il protagonismo femminile. Ma cosa è la femminilità?

Per me la femminilità è il diritto di essere femminili senza essere suddite. Non bisogna scambiare il valore aggiunto della nostra sensualità con una merce di scambio. Credo comunque che oggi non dobbiamo rivendicare un diritto alla femminilità, ma un diritto all’essere degli individui che possono essere protagoniste. Non bisogna creare sempre un contrasto tra maschile e femminile, sono due universi meravigliosi che marciano verso la libertà in un percorso di dignità personale. Non bisogna più parlare di femminile ma parlare di persone.

Una donna bella come lei nel mondo di oggi avrebbe potuto scegliere anche una strada più corta e meno faticosa per lavorare nello show business. Nel mondo dello spettacolo quando è difficile mantenere la dignità femminile?

Io dico sempre che si è passati dalla beat generation alla velina generation. Credo che si debba fare il proprio percorso, quello che si è sognato di fare, scegliendolo in modo coerente. Io ho voluto raccontare delle storie, se hai una buona storia c’è sempre qualcuno che è pronto all’ascolto. Questo è un po’ il fascino del teatro, l’unico mezzo in cui l’ascolto è sempre possibile e sempre diverso. Come dice sempre il mio maestro Giorgio Albertazzi : “L’attore è colui che si affaccia alla finestra ed ha l’esigenza, la voglia, la necessità di raccontare tutto quello che vede a chi non può affacciarsi o a chi non riesce a vedere”.Ho scelto questa strada per l’urgenza di raccontare, è un rito di condivisione.

Lei porta in scena diverse donne. In quale ruolo si riconosce di più? Che tipo di donna è Maria Letizia Gorga ?

Io credo che la donna sia un vivere molto complesso che comprende tutto. Essere madre, essere figlia, amante; è un essere che ha la possibilità di espandersi. Io credo di essere una donna che conserva ancora la voglia di sognare, la voglia di credere in un mondo migliore. Una donna che vuole fare arte come momento di armonia e pace, cerco di fare sempre la mia parte, come direbbe Dalidà “ A ma maniere!” . A modo mio ! Attraverso il mio specifico, il raccontare storie coraggiose in spettacoli ironici, anche con leggerezza e attraverso il pensare in musica.

Non bisogna perdere la propria specificità, ma la grande Dalidà che lei ricorda con un favoloso spettacolo, diceva che la sua immagine era più amata di lei come persona, come donna. E’ il male di un attore?

E’ il prezzo della fama, Dalidà era più amata di Iolanda Cristina Gigliotti, ha pagato la sua grande popolarità. Vivere gli affetti, la semplicità, gli anni della vita per Dalidà non era facile perché doveva essere perfetta. Il fratello mi ha detto in un incontro a Parigi che lei attraverso la sua morte si è ripresa parte di Iolanda Cristina, almeno nella morte ha voluto decidere lei. Sembra eccessivo, ma Iolanda si è fatta carico del diritto di morire, nel non essere più ha ripreso il suo essere persona.

Cosa è la Bellezza?

La Bellezza è essere in armonia con l’universo. E’ il centro delle energie buone, elevazione dello spirito in uno straordinario stato di grazia.

domenica 17 luglio 2011

Erica Mou , intervista Anti-Talent show


da " il quotidiano della Basilicata"

L'Anti-talent " E'" Erica Mou



di Francesco Altavista




Marina di Pisticci – Sarà proprio lei accompagnata dal pianoforte, con la sua chitarra e l’immancabile Loop- machine a dare il via all’ottava edizione della rassegna “ Argojazz” il 16 luglio,nello splendido porto degli Argonauti a Marina di Pisticci. E’ la pugliese Erica Mou. Il suo nome di battesimo ( anche se non è mai stata battezzata) è Erica Musci ed è nata a Bisceglie appena 21 anni fa. Ad oggi è una delle più promettenti leve del cantautorato italiano, scoperta da Caterina Caselli viene considerata la paladina anti-talent anche se a dirla tutta è stata ad un passo da X Factor ( selezionata in Puglia doveva andare a Milano) e per un soffio sfugge ad “ Amici”. In anteprima per un’intervista a “ Il quotidiano della Basilicata” la contattiamo al telefono, lei ci risponde dalla sua camera. Proprio quest’anno è uscito il suo disco di esordio “ E’” con il produttore islandese Valgeir Sigurosson ma già pensa al prossimo, naturalmente dopo le vacanze da fare rigorosamente in montagna. E’ semplice e gentile pur essendo una ragazza prodigio, visto che un pezzo del suo album “ Oltre “ utilizzato nel film di Roberta Torre “ Baci mai dati” è stato scritto tra i banchi del liceo quando aveva solo 16 anni proprio l’età nella quale Rimbaud scriveva tra i suoi versi: “ La vita è altrove” . E’ l’ora di pranzo e lei ci confessa con la sua voce così ingenua e accattivante che mangerà fiori di zucchina. Mentre parliamo si spaventa perché qualcuno entra in camera, lei ci rassicura è Marco. Forse il Marco della Pausini? Ecco dove è, quello che è andato via! Sono passati tanti anni ma se l’immortale Marco ha lasciato Laura per ascoltare e vedere Erica di certo non lo si può biasimare. Lasciamo questi pensieri alla più becera e surreale anima gossip di “Chi l’ha visto?” e cominciamo l’intervista.



Erica: ardente, onirico, surreale sono solo alcuni degli aggettivi che sono stati rivolti al tuo album d’esordio “E’ ”. Tu come puoi definire questo album?


In realtà io credo di aver anche un po’ mentito. “E’” come album d’esordio è un’affermazione di esistenza, un punto di partenza. Abbiamo scelto delle canzoni che secondo me erano esemplificative di varie tematiche che io affronto. Certo ci sono le parti più oniriche come “ Vivere sul suo collo”, “ Vorrei dirti un sacco di cose adesso” e poi canzoni più arrabbiate forse più legate alla società attuale come per esempio “ Giungla”.Poi canzoni più personali come “Epica”. Ho voluto dare degli spaccati diversi di come era il mio modo di scrivere.


Ognuno alla fine ci vede quello che vuole.



Il fatto che sei stata accostata a Bjork può indicare che fai musica poco italiana ? Quale è secondo te la tua particolarità?


Può essere che comunque ci sia un po’ di esterofilia in questo album. E’ difficile decidere a chi ispirarsi perché quando fai un album vorresti che non ci siano troppi paragoni anche se quando arrivi a fare qualcosa è anche perché hai ascoltato tanto. Io canto sempre in modo molto personale e aperto. Penso che questo si senta, amo molto il contatto con le persone quando sono sul palco, perciò è impossibile che mi chiuda in me stessa, cerco in tutti i modi di comunicare, credo che la mia forza sia la tenacia comunicativa.



Nel tuo album c’è anche una cover “ Don’t stop”( Fletwood Mac) che è stata realizzata per l’Eni.Sembra una cosa quasi incoerente con quello che dici nel resto dell’album. Perché hai cantato per una multinazionale che nella tua terra come in giro per il mondo di danni ne fa tanti?


Quando mi è stato proposto di farlo, io naturalmente sono stata titubante, perché pensavo a tutto questo. Poi mi hanno detto di non essere ottusa e di vedere cosa l’Eni in ambito artistico stava facendo. Mi sono documentata e ho visto tutte le attività culturali che loro stanno sostenendo, sono tantissime. Sostengono artisti di tutte le parti del mondo e li portano a sviluppare le loro campagne, sostenendoli anche quando termina. Ho visto quest’altra faccia dell’azienda e mi sono convinta. Ora da questo a dire che sono amica dell’Eni ci passa molto. Ho voluto dargli semplicemente il beneficio del dubbio.


Il “Puglia Sounds “ è un progetto della tua regione governata da Nichi Vendola.Tu ne hai usufruito. Secondo te funziona ? Perché è stato fatto solo in Puglia?
Per me funziona benissimo. Oltre che spostare musica pugliese fuori dalla regione fa anche un’altra operazione: portare grandi artisti in Puglia. Quindi per me funziona sia dal punto di vista di musicista, con molti eventi, adesso ci porteranno negli Stati uniti ad ottobre in tour. Funziona anche dal punto di vista di ascoltatrice perché consegna in questa regione concerti e conferenze che difficilmente avrei potuto vedere qui. In realtà non vedo niente di particolare in questo progetto, penso che c’è stata l’intuizione che la cultura fa muovere tanto, non è un accessorio ma parte integrante dell’economia e poi capire che le risorse umane vanno tutelate. Esiste sicuramente un fermento in Puglia ma questo progetto ha rincuorato anche gli altri ragazzi non solo musicisti che hanno potuto sviluppare le loro idee.


Ultima domanda e ti lascio ai fiori di zucchina: Cosa è la Bellezza?


La Bellezza è la semplicità.



domenica 10 luglio 2011

Alunni del sole: Intervista Paolo Morelli


da " Il quotidiano della Basilicata"

Gli Alunni del sole Romantici Beat

di Francesco Altavista


Brienza - - L’edizione 2011 della manifestazione di Brienza “ Notti al Castello- Anni ribelli 1967-1977” sta per tagliare il nastro di partenza su otto giorni di cultura e musica ribelle. Si parte il 30 luglio con il concerto degli “Alunni del Sole” . Quest’ultima è senza ombra di dubbio una band che ha caratterizzato gli anni 70 , quelli che in particolare facevano riferimento agli ultimi rigurgiti beat, con uno stile unico dalla delicatezza romantica della cultura partenopea . Tanti si sono innamorati sulle note della band scoperta da Renzo Arbore. In anteprima Paolo Morelli pianista e voce,cofondatore del gruppo insieme al fratello Bruno si concede per una breve intervista a “ Il quotidiano della Basilicata”.

Maestro,nel 2006 l’ultimo album “ E risalire il tempo” ma prima una carriera straordinaria. Come è cambiato il suo modo di scrivere e il suo pubblico?

La carriera nasce dalle ispirazioni,da un mondo interiore che è l’impulso allo scrivere. Cambia nel tempo la dimensione artistica,cambiano le mode,ma io rimango l’incantatore di canzoni che mette insieme i pezzi dei sentimenti,con la maturità di adesso che è diversa da quella delle espressioni giovanili degli anni settanta. Porzioni di romanticismo si avvertono anche nei giovani,il nostro “zoccolo duro” di fans è quello dei reduci degli anni settanta,ma ci sono anche tanti giovani che hanno riscoperto canzoni come “Concerto”,”E mi manchi tanto”,”Liù”.

Il nome “ Alunni del sole” viene dall’omonimo romanzo di Marotta. In questo libro l’amore per la mitologia greca univa i diversi personaggi. Quanto avete in comune con quest’opera?A quale personaggio siete legati artisticamente di più?

Peppino Marotta è stato un grande scrittore ed articolista ed il suo libro con questa storia di un bidello in pensione che nei vicoli di Napoli,al suo gruppo di discepoli popolari illustra i personaggi della Mitologia greca ,ha intrigato molto la mia fantasia. E’ come un quadro di grande neorealismo,in cui si mischiano sorrisi,passione e storia. In comune solo la terminologia “Alunni del Sole” che in se è già un romanzo. Il Sole è calore,amore. Gli Alunni sono coloro i quali recepiscono le emozioni,il calore,l’amore,l’energia del sole. Alunni del Sole è l’estensione della mia anima,quasi come un marchio,un gigante che ha attraversato diversi decenni dalla fine degli anni sessanta al nuovo secolo.

Avete avuto anche un famoso periodo, quello della “ Produttori associati”, di scambio con Fabrizio De Andrè. Cosa le ha dato questo periodo personalmente, cosa al gruppo?

Milano e la “Produttori Associati” per noi e per me sono stati la produzione discografica,lo scambio continuo di spunti compositivi,di intuizioni. Questa casa discografica faceva e farà parte della geografia degli Alunni del Sole,per noi era come una grande famiglia da vivere. Tutti oggi ricordano Fabrizio,era un grande poeta,scambiammo idee e diedi qualche suggerimento in canzoni contenute nell’album”Non al denaro,non all’amore,né al cielo”,ma anche in qualche mia canzone

ci fu qualche momento ispirato da De Andrè.

Poesia d’ottobre” è un pezzo straordinario, per anni considerata una rarità perché pubblicata solo una volta nel 1974, un 45 giri retro del pezzo “ I tuoi silenzi” e poi nell’ultimo disco del 2005. Quale è la storia di questo pezzo?

E’ come un pezzo di puzzle che rimane sospeso. “Poesia d’ottobre” è nata in un attimo,parole che rilette oggi lasciano affascinati:”Il tramonto nascondeva gli amanti in un letto di sole..con le luci di sera dovevi tornare alla vita di casa…”Il concetto del Carpe diem,dell’attimo rubato,dell’emozione che ti squarcia il cuore. La musica poi con quel levare di mandolini dopo il refrain,nato da un’intuizione di mio fratello Bruno,è il vestito migliore per il testo. Le canzoni sono pezzi d’anima sparsi nel tempo,ognuna è un momento che si ferma,una lunga storia. Si cambia lo scenario,cambiano i tempi,ma la dolce malinconia è l’ispirazione che trasforma dei versi che in musica diventano emozioni.

Ha scritto una canzone in napoletano per Patty Bravo ed ha ricevuto il premio Carosone, continua quindi a scrivere musica e da essere legato alla sua città. Quanto è legato alle sue origini ?Ci aspettiamo un prossimo disco degli “ Alunni del sole”?

Napoli è molto presente nelle mie canzoni,basta pensare “A Canzuncella”che ha aperto le porte alla nuova musica cantata in lingua napoletana. Avere ricevuto a dicembre il prestigioso “Premio Carosone” è il sigillo all’unione forte con le mie radici. Riproporremo il disco, “Dove era lei a quell’ora”nella versione di Gaslini che non fu mai pubblicata. con gli arrangiamenti del 1972,suonata con strumenti antichi. Sarà un’occasione imperdibile,nel nuovo album ci sarà l’intera suite ,composta da “Dove era lei a quell’ora”,”Il paese dei coralli”,”La mia innocenza”,”Vento azzurro,l’acqua verde del porto.”e le nuove canzoni composte quest’anno. La cosa più bella sarà il ritorno dell’etichetta “Produttori Associati”.

Concludiamo. Per lei cosa è la Bellezza?

Sono legato idealmente alla Bellezza,un ideale da raggiungere attraverso la musica e la poesia.