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mercoledì 29 febbraio 2012

Sorelle d'Italia : intervista Isa Danieli

da "Il quotidiano della Basilicata"

Isa da Eduardo all'Avanspettacolo Fondamentalista

di Francesco Altavista 

Matera –  Nella stagione teatrale “ Matera 2011- 2012”  si è arrivati al terzo appuntamento della sezione “ Teatro e musica”. Aveva cominciato Sergio Rubini, poi Giovanna Marini  e sabato prossimo a partire dalle ore 21:00 al teatro “ Duni” di Matera sarà la volta di altri  due grandi nomi dello spettacolo Veronica Pivetti  e Isa Danieli con la pièce “ Sorelle d’Italia- Avanspettacolo  fondamentalista”. E’ un’opera del bravo  Roberto Buffagni, una commedia musicale  che analizza il nord e il sud nel 150esimo dell’Unità d’Italia  e prospettandosi il futuro del 200esimo con la faccia e la voce di due grandi attrici, una del settentrione e una del profondo meridione, con la musica dal vivo eseguita da cinque musicisti sotto la direzione di  Alessandro Nidi. In anteprima  ascoltiamo in un’intervista la grandissima Isa Danieli.
 “ Sorelle d’Italia “ è uno spettacolo teatrale – musicale  ironico, divertente ma anche molto complesso.  Come si è affacciata un’attrice con la sua carriera a questo spettacolo?
E’ uno spettacolo molto divertente che rivive i 150 anni dell’Unità d’Italia. E’ un confronto molto divertente. Ci sono momenti  comici e momenti di canzoni bellissime, dove queste due “sgallettate” si ritrovano  a dover recitare un testo che non gli piace, in un teatro che non si sa dove è.  Ci sono litigi, momenti di tenerezza per arrivare poi  al secondo tempo che è tutta una sorpresa, perché si esce fuori da quella che è l’epoca in cui si vive.
Sicuramente però è stato un esperimento, mettere insieme due attrici con una storia personale così diversa. L’esperimento è riuscito e in che termini?
E’ un bel esperimento mettere insieme due attrici così lontane dalle loro tradizioni, ma così vicine sul palcoscenico. Effettivamente abbiamo avuto esperienze molto diverse, lei ha fatto  meno teatro di me, però è  in gamba, grande presenza scenica, una persona che sa recitare ed è una cosa molto importante. Ci siamo trovate molto bene, secondo me l’esperimento è riuscito benissimo.
Si è confrontata, come fa spesso con un testo non classico ma nuovo. Lei che fa parte della tradizione del teatro, cosa pensa dei nuovi autori e di come reagisce il pubblico al nuovo?
Il pubblico è stato bravo ad avvicinarsi alla nuova drammaturgia che io porto avanti da parecchio tempo. E’ una cosa molto importate a cui il pubblico si è avvicinato. Gli autori ci sono, sono gli attori che devono portare avanti questa voce, questa è la cosa più importante, con tutto il rispetto per i classici, ma il nuovo è importante , si rischia poi di rimanere fermi.  Io mi sento nella possibilità di dire che bisogna andare avanti e mettere i giovani insieme ad attori che hanno un nome. Ci vuole un nome per portare avanti la nuova drammaturgia.
Nel 2004 lei vince il premio Ubu con “Filomena Martorano”. Una donna forte, una donna del sud. Lei è di Napoli ed a Matera metterà in scena una donna del sud. Che tipo di donna è lei e  che idea di  femminilità del sud  vuole dare al pubblico?
La figura della donna del sud ha tante sfaccettature, può essere forte, può essere debole  dipende da come conduce la sua vita, come qualsiasi donna. Per come mi sento io, mi sento una donna forte, perché nella mia vita sono dovuta  andare avanti da sola, tutto quello che ho fatto  l’ho fatto con grandi sacrifici e senza compromessi, ho cercato di andare avanti nella verità di quello che credevo. Continuo a fare così nonostante i miei 74 anni suonati. Voglio dare al pubblico  l’immagine della donna forte che va avanti da sola e che sa vincere.
A proposito di donne del sud, lei ha lavorato nel cinema di successo con Lina Wertmuller, una regista molto vicina alla Basilicata.  Cosa ci può raccontare della collaborazione con la Wertmuller? Conosce la Basilicata?
Intanto spesso sono venuta in Basilicata a lavorare.  Ho un ricordo bellissimo legato a Maratea. Vinsi un premio dove presentava  addirittura Vittorio Gassman, fu lui che mi invitò. Feci un monologo del “ Ferdinando “ di Annibale Ruccello, ho un ricordo bellissimo. Lina l’ho conosciuta dopo che aveva fatto il film in Basilicata. E’ una donna straordinaria, una regista incredibile che mi ha dato tanto.
Lei si definisce una figlia d’amore. Praticamente lei è nata in un teatro come il grande Eduardo.  Con questo grande artista lei è stata molto legata da quando aveva 14 anni, tanto che l’ha portata con sé nell’esperienza al “ Piccolo” di Milano come aiuto regia. Cosa ci può dire dell’esperienza milanese sua con  Eduardo ?
Con Eduardo ho iniziato ragazzina, è stato un incontro determinante per me. A Milano aiutavo Eduardo in maniera tecnica, per quanto riguarda la recitazione era solo Eduardo e basta. Io la regista non la farò mai, perché io li voglio incontrare i registi, perché può far uscire dall’attrice più di quanto possa immaginare. Quella fu un’esperienza bella, conobbi diversi attori, Franco Parenti,Ombretta Colli e di conseguenza Gaber. Mi sono divertita molto.
Lei lasciò la compagnia di Eduardo Defilippo per fare avanspettacolo, poi è tornata da attrice indipendente, ha  lavorato con Nino Taranto e tanti altri grandi tra cui Strehler. Cosa ha significato per lei l’avanspettacolo? Perché ha scelto la precarietà artistica alla sicurezza di questi grandi registi?
 Volevo andare avanti, non volevo rimanere chiusa in una gabbia se pur dorata. Ho lavorato in giro facendo cose diverse, ho fatto  con Strehler cose che con Eduardo non avrei fatto e così via. L’avanspettacolo era una fucina, che insegnava molto, movimento scenico, canto, ballo. Queste sono tutte cose che io ho appreso andando via da Eduardo, ho pensato pur essendo giovane di voler imparare altro, anche a costo di sacrifici. Tanti attori dovrebbero fare avanspettacolo, purtroppo non si fa più, ma si imparava molto.
Concludiamo. Cosa è la Bellezza?
 La Bellezza è un panorama che posso vedere  alla mia finestra.        


sabato 11 febbraio 2012

Rocco Papaleo, un festival di Sanremo con i baffi

da " Il quotidiano della Basilicata"


Sarà un festival con i Baffi 


di Francesco Altavista

 
Sanremo – Sarà un festival di Sanremo straordinario  almeno per lui e per   i lucani che  vedranno  anche la partecipazione da protagonista di Arisa, lui farà da   padrone di casa, è Rocco Papaleo. Il festival comincerà il prossimo 14 febbraio e in anteprima contattiamo il disponibilissimo Rocco per un’intervista per “ Il quotidiano della Basilicata”.E’ all’Ariston e si sente mentre parliamo  una leggera musica dell’orchestra sanremese  che sta provando.  
E’ bello dirlo ancora una volta: presenterai il festival di Sanremo. Come  cambierà il Rocco Papaleo conosciuto come attore e cantante  sul palco dell’Ariston?
Io spero di non cambiare più di tanto, nel senso che comunque è qualcosa di completamente nuovo per me rispetto a tutto quello che ho fatto. E’ vivere  un’altra emozione, una nuova sfaccettatura  di questo prisma che è lo show. Mi sono cimentato in tante cose nel corso della mia vita ma una così non mi era mai capitata. Non so bene cosa farò, sinceramente, tutto si sta definendo in questa ultima fase, spero di portare comunque tutte le componenti che mi hanno contraddistinto in questi anni, spero di portare sul palco la mia vena di intrattenitore, di musicista e di attore brillante. Portare un po’ di leggerezza, di poesia e di musica.
L’anno scorso  hai presentato un pezzo a Sanremo ma non ti hanno accettato come cantante. Ti hanno poi preso quest’anno come presentatore. In un ipotetico bivio artistico, hanno scelto loro per te?
Sinceramente avevo chiesto un dito e mi hanno dato tutta la mano. Non lo sto vivendo come una rivincita rispetto all’esclusione dell’anno scorso perché fu ampiamente motivata e giustificata dal fatto che vengo percepito come attore e non come  cantante. Non è stata una esclusione di merito  ma di categoria. Quest’anno sono stato scelto come attore- intrattenitore, spero però di cogliere l’occasione per realizzare quello che avevo in mente già l’anno scorso, cioè di cantare sul quel palco che è un punto di arrivo  incredibile per la storia di un ragazzo di paese che guardava Sanremo nel salotto pieno di gente , quando c’era un televisione ogni mille abitanti.
Quando ci siamo sentiti altre volte, tu mi hai detto che compi le tue scelte per ispirazione. Cosa ti ha ispirato quando hai scelto Sanremo e cosa invece ti è meno chiaro di questa avventura?
  La cosa che mi esalta è quella di  toccare da vicino una dimensione così importante, è l’appuntamento principale per la televisione nell’anno. Essere qui a contatto con tanti artisti, toccare con mano questo mondo. Ho conosciuto Gianni, Celentano, miti assoluti della mia adolescenza e anche della mia maturità. Questa vicinanza è molto emozionante. Ho paura d’altro canto di entrare in una dimensione che non conosco, spero che non mi tremino troppo le gambe rispetto ad una pressione che comunque c’è. L’attenzione dei media è incredibile, non ho mai fatto tante interviste nella vita, qualunque cosa viene amplificata, non è facile come recitare in un teatro normale o in un film. Questa cosa un po’ mi spaventa ma faccio affidamento sulla mia incoscienza e sulla mia curiosità.
Nella scena finale del tuo film “Basilicata coast to coast”, i protagonisti si esibiscono senza pubblico, era una critica poetica alla ricerca estenuante della grande audience. Ora sei in un mondo opposto a quello che ci hai mostrato, come vivi questa tua nuova realtà?
La vivo come una commedia, un gioco delle parti e mi fa molta curiosità trovarmi in questo ruolo al centro dei riflettori. Mi rendo conto però che è comunque una forzatura mediatica ed io dentro tutto ciò cerco di essere autentico e sincero, è una cosa che non mi spaventa più di tanto. Passeranno i giorni, i mesi e tutto tornerà alla normalità, i riflettori si spegneranno. E’ un incendio momentaneo, le cose torneranno come prima.
Come si immagina Rocco dopo il grande “incendio” del festival di San Remo ?
 Questo è un tema che mi sono ampiamente posto. E’ inevitabile che sarò più conosciuto, più famoso. Il mio futuro, però  è già abbastanza delineato, almeno quello prossimo. Tornerò alla mia occupazione principale :teatro e cinema. Diciamo che a prescindere da questa esperienza è già scritto quello che farò il prossimo anno. Non vivo questa occasione come opportunità espansionistica rispetto alla mia popolarità ma più come un’emozione forte  da vivere come un premio, come un compimento di un percorso più umano che artistico             
Riflettori illuminano  anche polemiche. Come l’ultima innescata dall’associazione “Pulitzer” dopo la   presentazione al TG1 fatta da te e Morandi  di Ivana Mrazova nella quale in sintesi si invitava la modella a togliere la giacca per mostrare tutta la sua bellezza. Lo  diciamo che Rocco Papaleo  non è un maschilista?
 E’ una cosa che hanno scritto, ma era un gioco . La polemica mi è sembrata un po’ eccessiva mi rendo conto che si amplifica ma era un gioco. Anzi secondo me dimostrava tutto il contrario, che c’era un bel clima tra di noi , è un gioco delle parti. E poi ho ampiamente dimostrato in passato il mio grande amore per le donne e di quanto le donne siano al centro del mio universo. Anche nel mio film ho dato rilievo e un potere alla donna. Era proprio uno dei miei obiettivi principali, quello di parlare di una società con la donna al centro. Continuo a pensare che se il mondo fosse in mano alle donne sarebbe un mondo migliore.
Continuiamo a parlare di polemiche : una battuta sulla vicenda Celentano.
Essere artisti ingloba anche l’idea di svolgere una professione con le sue competenze e capacità, è un lavoro e merita un compenso. Poi un artista grande come Celentano che crea un indotto quantificabile, muove un mercato, ha diritto ad un  compenso. Poi lui ha fatto questo gesto secondo me fantastico, un esempio in questo momento nel quale sembra che la chiave di volta della nostra economia sia eliminare  l’evasione fiscale, lui non solo dà il compenso in beneficenza ma ci paga pure le tasse, mi sembra una lezione di vita.
Sanremo non è solo polemiche ma anche una tua consacrazione ad  eroe di una terra come la Basilicata  che di miti ne ha avuti pochi.  La tua figura ormai per i più romantici è accostata a quelle di  Ninco Nanco e di Crocco. Ti senti portatore dell’identità universale e storica di una terra troppo dimenticata?
Naturalmente non mi sento eroe, mi sento soltanto un uomo legato alla sua terra da cui ha ricevuto tanto. Intanto è la mia  ispirazione principale che cerco di restituire attraverso il mio artigianato che è impregnato  di lucanità. Se poi la gente mi considera un beniamino non posso che esserne onorato ma credo sia la storia di tanti artisti quella di essere legato alle proprie radici. Io sono molto fortunato ad essere lucano perché è una terra sconosciuta e per questo misteriosa ed affascinante, è molto vantaggioso per me poterne parlare .E’ bello  poter essere narratore di uno stato d’animo che ci riguarda tutti.
Quale sarà l’elemento principale  di lucanità che mostrerai all’Italia dall’Ariston?
Io ho sempre pensato che siamo un popolo gentile e discreto. La gentilezza mi sembra una nostra grande forza, vorrei apparire a tutti gli italiani come una persona gentile, perché lo è il popolo lucano.
Ci sarà anche Arisa al festival, un’altra lucana illustre….
Magnifica! Ci eravamo già conosciuti prima, è un’artista davvero straordinaria. Mi piace molto, mi piace molto la sua canzone, mi piace molto il suo percorso. E’ veramente fantastica, la stimo davvero tanto ed è un piacere sentirla cantare.
Ora che sei  considerato da tutti un grande artista  senti che il tuo sogno si sia realizzato? Hai qualche sassolino nella scarpa da togliere ?   
 Non ho sassolini nella scarpa perché ho avuto più  di quello che sognavo. Intanto il grande ed eccezionale risultato che ho raggiunto  è quello di fare un lavoro che mi appassiona, mi sento oltremodo privilegiato, ho un debito con la fortuna e quindi non ho nessun tipo di rimostranza. Sono stato fortunato anche perché il mio progresso è stato lento e costante nel tempo e questa cosa mi ha fortificato al punto di poter sostenere quello che sta accadendo anche in questo momento. Ho un certo equilibrio, piedi per terra anche perché conosco tanti artisti più bravi di me ma meno fortunati, ho ben presente come  la roulette della vita  estragga a caso un numero piuttosto che un altro.
Cosa ci puoi anticipare del tuo nuovo disco, del tuo nuovo film e della tua tournèe  teatrale?
In teatro riprenderò la mia tournèe di teatro canzone. Uscirà il disco ma magari ne parleremo più in là.  Per quanto riguarda il film  le riprese inizieranno a fine agosto, si intitolerà “ Una piccola impresa meridionale” , non so ancora sicuro della location, credo in Sicilia , alle “Isole Egadi”ma nulla è definitivo, finisco questa esperienza e ci penserò sopra.
Concludiamo. Cosa è la Bellezza?
 La Bellezza è una emozione visiva profonda.

Nando Paone, il trasformista

da " Il quotidiano della Basilicata"

Nando Paone in "Se ci amiamo non ci estinguiamo"


di Francesco Altavista 


Potenza -  E’ sicuramente tra i momenti più attesi della rassegna teatrale di Potenza 2011-2012 “ Voglia di teatro” di “ Cose di teatro e musica”, arriva al teatro “ F. Stabile” questa sera a partire dalle 21:00   il grandissimo Nando Paone con “ Se ci amiamo non ci estinguiamo” nella sezione “ Comic Festival”. Una commedia divertente scritta da Cetti Sonnella   e diretta dall’immenso Paone. Arriva nel capoluogo lucano dopo i suoi successi cinematografici con  il sequel “ Benvenuti al Nord” di Luca Miniero con Siani e Bisio, ma è praticamente un’istituzione del teatro italiano. In anteprima  Nando Paone si concede ad un’intervista per “ Il quotidiano della Basilicata”.    
Maestro, sono tanti spettacoli nella tradizione napoletana che parlano  delle crisi familiari.  La pièce che la vedrà a Potenza e che chiude la trilogia della Sonnella da lei portata in scena, lo fa da un punto di vista inedito. In che modo “ Se ci amiamo non ci estinguiamo” parla di famiglia?
Questo spettacolo parla della crisi familiare in quanto racconta un segmento della vita di tutti i giorni dal punto di vista degli anziani, che sono ahimè  fin troppo dimenticati dalla società. Cetti Sonnella vuole porre in risalto il disagio dell’essere umano. Lei ama molto parlare del disagio umano, questo volta concentrandolo sull’anziano e su tutto quello che gira introno a loro, tante è vero che vedremo due figli, una nipote che è geriatra, tutti  pieni di nevrosi, si potrebbe dire che l’anziano è quello meno suscettibile alla nevrosi perché ormai ha vissuto la sua vita e vorrebbe essere solo più ascoltato e considerato. E’ uno spettacolo esilarante ma che porta lo spettatore ad emozionarsi, a capire e discutere  determinate tematiche e crediamo che questo sia il senso del teatro: il teatro è un arena di discussione.
Lei ha formato un laboratorio teatrale alla “Sala Molière “. Come è Nando Paone in versione insegnante?
Io insieme a Cetti Sonnella, ci tengo a precisare, non insegniamo, perché l’arte non si può insegnare. Non cerchiamo di individuare ragazzi che abbiano talento, tante è vero che non è un scuola ma un laboratorio di formazione teatrale. Forniamo i mezzi , le armi, gli stimoli e poi regaliamo loro la nostra esperienza cosa che non credo facciano tanti pseudo insegnati. L’attore di teatro, specie napoletano è molto egoista non regala, si tiene stretta la sua tradizione. Noi cerchiamo di far capire i tempi comici, di far capire che il teatro è gioco di insieme. Gli spettatori vedranno a Potenza come cinque attori sono cinque protagonisti, a questo cerchiamo di portare i nostri allievi.
Lei è un attore che fa parte di quella napolaneità elegante, una risata studiata di stampo classico, eduardiano , come si è trovato con una comicità semplice come quella di Siani  ?
Io ho cercato comunque di inventare. Ho fatto il lavoro che deve fare un attore delle mie caratteristiche. Io l’ho trasformato in balbuziente , non era così nella sceneggiatura iniziale. Credo che un attore debba sempre portare del suo bagaglio all’interno del lavoro che intraprende. La comicità di Alessandro Siani  è di tipologia diversa dalla mia. Lui è una tipologia più vicina  al personaggio del giovane napoletano, è più maschera, mentre io cerco di fare l’interprete, di inventarlo a modo mio, cerando di stupire il pubblico. Non mi diverte proporre me stesso. Mi sono trovato comunque benissimo perché Alessandro è un bravo professionista anche dal punto di vista umano.
Non c’è solo “ Benvenuti al nord” ma anche un film che uscirà per la regia di Matteo Garrone. Nella sua carriera a parte alcune esperienze, le  ultime con Salemme ,  ha scelto sempre il teatro alla pellicola , perché ora c’è questo suo avvicinamento al cinema?
Il cinema non sempre mi ha fatto  proposte interessanti e quindi io preferisco la mia nicchia ma scegliere le cose che faccio , nel bene  e nel male. Ho preferito continuare a lavorare nel teatro,perchè  lo trovo molto più stimolante, il teatro è una magia che si ripete ogni volta che c’è uno spettacolo. Quando però poi si incontrano personaggi come Luca Miniero che è un regista molto aperto oppure come Matteo che nella sua tipologia è unico, lavorare nel film di Garrone è stato come fare teatro,è  bellissimo fare cinema.
Maestro, in conclusione torniamo al teatro. Lei ha  fatto  parte di un compagnia incredibile, solo a pronunciare i nomi vengono i brividi :  Salemme, Casagrande, Buccirosso e Paone,  un gruppo davvero  straordinario e molto rimpianto. Perché si è sciolto?
Se lo chiedono tutti e questo mi fa molto piacere perché vuol dire che manchiamo al pubblico.A me è successo questo:ad un certo punto si è interrotta una serie di combinazioni che ci portavano a lavorare insieme. Molti pensano a degli screzi, delle liti, delle divergenze ma nulla di tutto questo, ognuno per la su strada e ognuno di noi ha fatto delle scelte ben precise: Buccirosso scrive le sue commedie e se le dirige ed ha un bel successo, Casagrande idem, ora sta aspettando l’uscita di un suo film, Vincenzo che ha continuato con la sua drammaturgia è la prima compagnia d’Italia a livello d’incassi. Capisco il dispiacere del pubblico, mi piacerebbe un giorno rimetterci tutti e quattro e fare “ E fuori nevica”  tutti è quattro con le stampelle o in sedia a rotelle perché ormai  siamo vecchietti.
Cosa è la Bellezza? 
  Io sono un esteta, sono diplomato all’istituto d’arte e come hobby ho la pittura, quindi bella domanda. La Bellezza è l’espressione del  difetto.      

            

mercoledì 1 febbraio 2012

Giovanna Marini: La memoria popolare fissata nelle canzoni

da " Il quotidiano della Basilicata"

La memoria e l'immaginario popolare sono fissati nelle canzoni 

di Francesco Altavista 




Matera –Nell’ambito della sezione teatro e musica della rassegna teatrale materana 2011-2012  ci sarà questa sera al Teatro “ Duni” di Matera,lo spettacolo “ Cantata di ogni giorno” con Giovanna Marini, Xavier Rebut e Germana Mastropasqua. Un evento davvero imperdibile  con una leggenda della musica e non solo come Giovanna Marini. Quest’ultima si concede per un’intervista in anteprima per “ Il quotidiano della Basilciata”
“ Cantata di ogni giorno “ , è musica popolare pura che lei esibirà insieme a due suoi ex allievi. Come uno spettacolo di questo tipo  recupera la memoria?
Lo spettacolo recupera la memoria perché la memoria popolare e l’immaginario popolare sono fissati nelle canzoni. Il discorso procede su due binari, uno la memoria popolare e uno le mie reazioni e mie racconti di vita immersa  nella quotidianità e questo viene raccontato nelle canzoni.  Io canto con i miei amici e racconto e ne viene fuori uno spettacolo che è un po’ come un canto di cantastorie con i riguardi, dove si  indicano i fatti che accadono.
Che pubblico si aspetta a Matera? Come si immagina il pubblico  quando esce dal teatro dopo il suo spettacolo?
Di solito esce cantando, spero che esca così anche questa volta. Diciamo che Matera l’ho frequentata un po’ ma tanto tempo fa, negli anni 60 insieme  ad uno dei nostri raccoglitori che era Michele Straniero che è scomparso qualche anno fa. Abbiamo fatto questa ricerca insieme ed abbiamo raccolto dei canti proprio materani, ed uno lo canterò a Matera, una passione religiosa. Mi aspetto un pubblico di “anzianotti” ma anche di giovani. Tutta la melassa che viene distribuita nei grandi festival interessa davvero poco ai ragazzi. Per questo poi preferiscono i canti stranieri, inglesi perché sono più legati alla realtà.
Pasolini e Italo Calvino, sono solo due, dei  grandi intellettuali che lei ha frequentato e conosciuto in modo profondo. Cosa ci manca di quel mondo ? Che momento stiamo vivendo ?
 La mia generazione è stata aiutata, abbiamo avuto delle cose magnifiche. Gente straordinaria. Adesso gente così completa, intellettuali che usano il loro sapere per dedicarsi  a problemi reali della collettività  non ci sono. Non ci sono intellettuali completi. Anche perché gli anni 80 sono stati massacranti non hanno partorito delle cose, solo  grandi frustrazioni. Adesso però  si può cominciare di nuovo a partorire idee. Questa grande  guerra che stiamo vivendo, perché non è una crisi ma una guerra finanziaria di proporzioni catastrofiche,  genera anche cose buone. Nascono i cervelli perché vengono spinti dal bisogno di ingegno, necessario  dopo una decadenza vertiginosa dove il governo Berlusconi è stato un esempio lampante.
Si dice che il mondo della musica popolare sia maschilista, nella sua carriera ha incontrato opposizioni maschiliste?
Nel campo della musica popolare non l’ho notato. L’ho notato invece  nel campo della musica classica. Sono anni che scrivo musica di tipo classico perché io nasco da una formazione classica. Dicono  sempre : la grande cultrice della musica popolare, no io sono un compositore. Vengo negata continuamente in quello che è il mio mestiere. Mi mettono in un cassetto e io lì devo stare, io non ci sto perché sono una persona che usa la musica in tanti campi  e questa è la cosa che mi piace e che rivendico.
Cosa è la Bellezza? 
 La Bellezza è l’armonia assoluta dell’assoluto, nasce da un fattor ineffabile,l’ equilibrio fra gli elementi.